lunedì 23 aprile 2012

Ci Vi Di

Non che il post di prima necessitasse di una continuazione, volevo solo dare una dimostrazione pratica di come le vicende s'intersechino in maniera imperterrita e fastidiosa e di come io sia bravissima a fomentare tutto il processo distruttivo.
Da giorni, se non settimane, sono persa via in mille cose che oltre a occuparmi buona parte della giornata, fracassano la mia autostima a martellate: da un lato ho a che fare con l'ormai noto professore di sceneggiatura il quale, non contento della totale assenza creativa provocata in noi studenti, ha deciso di stimolarmi sbriciolando e sputando sopra ogni mia timida e (forse anche) valida idea. Nel migliore dei casi si diverte a trasformarle in siparietti pornografici. Nel peggiore mi insulta.
Dall'altro dovrei consegnare un progetto (un grosso progetto) tra una settimana e il poco tempo che avrei per farmi venire l'idea geniale lo occupo andando a lezione o rispondendo a mail di altri professori che mi tartassano
  - Allora? A che punto siete? Mi mandate qualcosa che non ho ancora ricevuto nulla? Ma che ne dite di questo, questo... questo...
Almeno loro non ci insultano, ecco.
Ma diciamo che, non contenta di ridurre la vita sociale a due giorni la settimana e qualche telefonata veloce ogni tanto, rimandare cose che vorrei tanto fare (ma forse è meglio di no, quindi alla fine va bene così), non riuscire più ad andare a correre e farmi cazziare dai miei perché

 - Ti abbiamo preso l'aggeggio per gli addominali e tu non lo usi mai!!!

... dicevo, non contenta di tutto ciò, l'altra sera, chiacchierando amabilmente con un nuovo amico conosciuto il giorno prima, ci attacchiamo ad un viaggio mentale suo risalente sempre al giorno prima e iniziamo a fantasticare.
Forse perché è un figaccio, forse perché io sono profondamente scema, forse entrambe le cose, mi viene un'idea e non riesco proprio a starmene zittina:
 - Ma daaaaaai! Che cosa bella, dovremmo assolutamente trasformarla in un'animazione, sisisi collaboriamo dai!
Ma che cazz... perché, dopo aver smaltito questa catasta d'impegni, vorrò mica sentirmi vuota e inutile?
Da, ci rivediamo nel 2030!

sabato 21 aprile 2012

E poi dicono ti viene l'herpes...

Un animatore odia profondamente sé stesso. L'odio di un animatore verso di sé è direttamente proporzionale all'amore che prova per il suo lavoro. 
Un animatore, per produrre qualsiasi cosa, impiega il doppio del tempo di un normale regista di film dal vero.
Un animatore non ragiona a parole bensì per immagini. Se non capisce, vorrà che gli facciate un disegnino. Più spesso lo farà lui.

Dati questi tre postulati, ne deriva una serie infinita di situazioni in cui un animatore medio, anche alle prime armi, finisce per trovarsi. 
Quando un animatore medio lavora in team, di solito lo fa con persone che del suo lavoro non capiscono una benemerita mazza. Unendo questo fattore al primo postulato, ne verrà fuori che il registello di turno chiederà all'animatore di produrgli il remake di fantasia in 3D ma con effetti speciali alla Avatar e con la partecipazione della buon'anima di Disney (ma solo dopo l'estinzione degli ebrei), per DOMANI SUL MIO TAVOLO GRAZIE!
L'animatore di solito accetta. Non ha la più pallida idea di come cominciare ma l'idea di mettersi alla prova, lo rende fiero e orgoglioso. In più è rassicurato dal fatto che il regista lo guiderà in questo lavoro complicato.
Ovviamente il regista non ha la minima idea di quello che vuole. Allo stesso tempo, tutto ciò che propone l'animatore gli piace. Oppure gli fa schifo. Insomma, non riesce a scegliere. 
Ma il peggio deve ancora arrivare. Avere a che fare con un regista non è semplice, tuttavia capita raramente di trovare esemplari con cui si può trattare, aperti, teneri e coccolosi.
La figura che un animatore teme di più è lo sceneggiatore. 
Lo sceneggiatore di solito è un egregio fancazzista. Tra le tante serate di rimorchio goliardico con gli amici sceneggi, trova anche il tempo di buttare giù due righe di senso compiuto. In caso non abbia proprio il tempo, chiederà aiuto all'animatore, il quale si spremerà le meningi per due giorni finendo per buttare giù la sceneggiatura di cappuccetto rosso. Scritta quasi bene. Giunto in possesso della storia, lo sceneggiatore inizierà a sbraitare che non si capisce nulla e la modificherà in modo che cappuccetto sia la perla rara di un bordello a conduzione famigliare: la nonna è la matrona e il lupo una simpatica figuretta del vaudeville. Le battute tristi sono tutte sue. 
L'animatore, chiedendosi come mai a lui sembrasse tutto così chiaro e limpido tanto da poterlo visualizzare chiaramente in un disegnino (ci ha anche provato ma allo sceneggiatore i disegnini non piacciono), inizierà a piangere sulle ceneri della sua bellissima storia, ormai trasformata in un soft porno dal finale scontato. Ma andrà avanti lo stesso e, non essendo tanto sveglio nemmeno lui, si chiuderà in casa, tirerà le tende perché la luce gli da un po' fastidio, e si metterà a lavorare. Poco dopo inizierà a piangere, tirerà testate contro il muro e tenterà il suicidio. Proverà nostalgia per la sua antica vita sociale e uscirà fuori ad ubriacarsi. 
Un collaboratore di Dinsey,
 durante la produzione di Steamboat Willie
La mattina dopo, in totale hangover, non si ricorderà nulla di ciò che ha fatto la sera prima, tranne di aver avuto l'idea geniale per produrre il film della sua vita. Quindi, impaziente di tornare alla sua routine, ricomincerà a piangere, fracassarsi parti del corpo contro il muro, nascondersi dal sole, non avere amici e sperare di ritrovare quei pochi alla fine del lavoro, sognando di pianificare tutto quello che farà una volta fuori dal bunker.  Lavorerà giorno e notte e finalmente riuscirà a partorire qualcosa di decente. O almeno secondo il suo modesto parere. Infatti il poveretto ha lavorato del urto alla cieca. Un minuto dopo avergli commissionato il fardello, regista e sceneggiatore... puff, si smaterializzano magicamente lasciando l'animatore in un vicolo buio, dal quale di solito ne esce. Dopo quanto, non si sa.
Una volta recuperato il regista, l'animatore gli mostrerà con timore il suo capolavoro, corredato da un graziosissimo herpes zortes sulla guancia sinistra. 
Arrivati a questo punto, la storia può avere due conclusioni: 
 - Al regista non piace il lavoro. Dopo mesi trascorsi non si sa dove, uscirsene con una considerazione simile, può essere distruttivo. Non abbiamo più testimoni in grado di raccontarlo, ma leggende narrano che l'animatore, prima di tentare l'ennesimo suicidio con successo, percuota rudemente il regista abbandonandolo in fin di vita. 
 - Al regista piace il lavoro! Si complimenterà dunque con l'animatore, gli farà un sacco di feste e gli regalerà una minuscola menzione nei titoli di coda. Il cuore dell'animatore si riempirà di gioia e, recuperati gli amici d'un tempo, uscirà nuovamente ad ubriacarsi. Sentendosi parecchio socievole, attaccherà bottone con chiunque, fino ad incappare in qualche simpatico creativo dalla mente fervida che gli racconterà i suoi progetti futuri. Affascinato e curioso, l'animatore non potrà davvero esimersi dal commentare:
 - Che bell'idea, potremo lavorarci insieme, che ne pensi?

...to be continued

sabato 14 aprile 2012

#13: Un libro che in questo momento ho sulla mia scrivania

... si, ma è lì abbandonato... anzi no, sono due! (si, sto controllando in questo istante per essere più precisa possibile)
Il primo è Dammi mille baci... ne ho già parlato qui, non annoierò oltremodo.
Il secondo è La vita quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco, di Enrico Brizzi. E con Vasco ha poco a che fare per fortuna, citandolo esclusivamente come fosse un segnatempo.
E' un libro di ricordi, una biografia che mi ha attratta in primis per l'autore. Si, ho letto Jack Frusciante è uscito dal gruppo. Mi è anche piaciuto, ma avevo sedici anni, non giudicatemi per questo. Ora la faccenda è un po' diversa, ma come scrive Brizzi m'è sempre piaciuto. Si accosta molto al mio flusso di pensieri, parte in quarta con un viaggio mentale che riesco a seguire alla perfezione. E' scorrevole, divertente, ironico...
Poi la copertina: un pallone da calcio, uin'immagine pop, la falce e il martello...
E Bologna. Un po' come Torino, il posto dove ho sempre sognato di vivere. Ma se mia madre "mi ci avrebbe mandata di corsa, senza pensarci due volte", quand'è stato il momento di farlo, ha detto che non ci pensava nemmeno. Ma la sogno ancora e questo libro non mi ha certo fatto cambiare idea.
Ah giusto, perchè è sulla mia scrivania? L'opzione disordine non è contemplata, preferisco dire che ce l'ho appoggiato un paio di settimane fa perchè pensavo di scriverne una citazione. Al tempo, quando lo lessi, scoprire che un ragazzo, ossessionato dal desiderio femminile e pronto a tutto, s'era cucinato una donna di pane per fare pratica, mi fece ridere alle lacrime. E riflettere: non ci sono più gli uomini di una volta...

giovedì 12 aprile 2012

Mbè?

Ultimamente un sacco di persone bisognose di sesso amore, hanno iniziato a stressarmi con le loro richieste.
La domanda è più o meno sempre questa:

"La tua amica è molto carina... quando usciamo di nuovo insieme?"

Secondo voi, devo iniziare a farmi delle domande?

martedì 10 aprile 2012

#12: Un libro che non ti stancherai mai di rileggere

No, non mi sono sotterrata per la vergogna dopo l'ultimo post sui libri... ho solo quel problemino chiamato "Mi esalto all'inizio poi mi stanco di continuare le cose che comincio".
Oddio, in realtà anche ho pensato che in questo periodo non sto scrivendo molto, solo che farlo senza un tema preciso - specialmente quando hai ben poco da dire - non è semplice... magari avere una traccia potrebbe darmi una mano...
Dunque, in realtà non mi definisco una persona che rilegge spesso i libri. Il problema è che da un lato sono molto curiosa, ho sempre una gran voglia di arrivare alla fine per scoprire come si risolvono le storie, dall'altro sono una persona maledettamente frenetica quindi ciò che faccio, ciò che mi incuriosisce, lo faccio di fretta, senza guardare indietro, a meno che qualcosa non mi sfugga.
Da piccola no, ero una rilettice provetta. Non so perché, forse mi fissavo su quei tre - quattro libri, senza la voglia di scoprirne di nuovi, forse mi accontentavo, forse volevo arrivare fino in fondo alle cose e avevo meno fretta di oggi... non ne ho idea, fatto sta che molti libri della Pitzorno e della Nöstlinger li avrò letti fino allo sfinimento... il più gettonato in generale era Ascolta il mio cuore. Alcune parti le so addirittura a memoria. Non solo l'ho riletto almeno quattro volte, ma fino a qualche anno fa, ho continuato a rileggere interi capitoli.
In effetti ho riletto molte molte moltissime volte i primi capitoli di 1984... ma solo perché non riuscivo ad ingranare. La prima volta ho letto il primo capitolo, ma avevo sedici anni ed ero ancora una giovane testa di cazzo, quindi c'avevo altri grilli per la testa, la seconda volta ne avevo diciassette, ero più seria ma altrettanto stordita... me l'hanno rubato. La terza volta ne avevo diciannove e in teoria avrei dovuto portarlo come argomento d'inglese alla maturità ma
 - Prof mi perdoni ma 1984 è così deprimente... riesco a sentire l'odore di cavolo persino sulle mie, di scale...
 - Va beh va, allora parlami di Chocolat, leggilo in italiano, e se non hai visto il film, guardalo che è proprio una meraviglia...
Si, ho fatto la maturità per corrispondenza. Tra l'altro la faccenda si concluse con la commissione stremata e la professoressa d'inglese che sussurrò:
 - Talk about whatever you want...
 - So, Victorian Age was characterized by...
Ecco.
In ogni caso, la saga di 1984 si è conclusa quasi un anno fa, quando di anni ne avevo venticinque ma ne dimostravo diciannove e finalmente, dopo aver cominciato il quinto capitolo, ho capito che l'avrei finito una volta per tutte. Si, ho continuato a sentire odore di cavolo su per le scale...

mercoledì 4 aprile 2012

I was about to screw it up

Oggi il destino ha voluto tendermi una mano. Meglio: un'intero stock di arti superiori. E non una, ben tre volte. Però io sono pessima e certi aiuti non me li merito affatto.
Finchè non ci si mette Miss V, la mia piccola compagna di classe, così carina da sembrare una bambola di porcellana, con due occhioni azzurri e la diplomazia di un qualunque Sergente Hartman incazzato. Meglio non rifiutare il suo aiuto, o potrei trovare ferite da bottiglia rotta su più parti del corpo. Non è il caso di rischiare.
E perché poi, rifiutare il suo aiuto quando ti tende la mano e inizia a correre lungo il marciapiede, per portarti al semaforo nel preciso istante in cui LUI sta arrivando?
In sostanza, grazie a Miss V, che in cinque minuti è riuscita a combinare più di quanto io abbia fatto in un mese, oggi ho finalmente rivolto la parola al jazzista. E abbiamo anche chiacchierato per un quarto d'ora buono!
Ora vi risparmio i particolari che mi hanno tenuta lontana da lui (la mia imbecillità, il sole e Stanley Marsh momentaneamente impossessatosi di me), fatto sta che finalmente il ghiaccio è rotto. E tutto sommato quasi mi spiace che sia l'ultimo giorno, almeno per una settimana.
Quando il destino si impunta... Santi studenti di ripresa che proposero quella birra dopo scuola... Santa CdS che mi ci ha trascinata a forza... Santi un po' tutti che dopo un'ora abbiamo deciso di tornare verso casa... e Santa Miss V, lei un po' per tutto.