martedì 23 luglio 2013

D - sguised

Già, chissà.
Succede che inizi a dire e fare tante cose sbagliate. O meglio, quelle che prima erano giuste, ora sono sbagliate. Ma così, da un giorno all'altro.
Ti addormenti all'apice della felicità, orgogliosa di aver affrontato e superato un periodo difficile, impaziente di raccoglierne i frutti e invece la mattina dopo, lo scenario che ti si presenta davanti è completamente diverso da ciò che ti aspettavi. La persona che solo il giorno prima ti teneva stretta, ripetendoti la sua voglia di recuperare tutto il tempo perduto, ora sembra lontana anni luce da te.
Cos'è successo?
E' successo che al terzo rifiuto ho reagito male. Lo so, potevo essere più gentile ma la prospettiva di un rapporto platonico non mi alletta un granché, specie perché tutti gli impedimenti potevano essere superati solo con un piccolo sforzo e già il fatto di vederli come ostacoli insormontabili mi porta a farmi delle domande. Voglio dire, non mi è mai capitato di sentirmi rifiutata perché fuori dalla porta potrebbero sentirci. Specie se fuori dalla porta ci sono altre due coppie che se non sono troppo sbronze ci daranno dentro tra un attimo. Non mi è mai capitato di dover rimandare perché l'altra persona è convinta che io prenda le mie precauzioni. Non tre volte di seguito almeno! Ti avviso, comportati di conseguenza.
Che poi, più gentile... non ho urlato, non ho lanciato neanche un piatto, non ho nemmeno detto le parolacce. Ho solo pensato di pormi (e porgli) qualche domanda perché tutti questi impedimenti mi sembravano scuse. Ma già così esagero, sono troppo paranoica e devo sopportare che l'altro si arrabbi e passi il tempo a ignorarmi.
E' successo che il giorno del suo compleanno, dopo una settimana che non lo vedevo, avevo voglia di stare un po' con lui. Ma mi risponde che ha organizzato con degli amici e senza troppi problemi mi son tirata indietro. Tranquillo, facciamo un'altra volta, gli ho detto.
 - Ma no, se vuoi puoi venire lo stesso.
Ok, ma fare il soprammobile in mezzo a una mandria di sconosciuti (pure simpatici, poverini), non era un'aspettativa allettante. Specialmente se l'altro si aspetta anche che dopo ci scappi qualcosa (basta scuse, stavolta ci siamo impegnati)!
 - Ma che gente hai frequentato prima di incontrare me?
 - Eh, la mia ex mi diceva le stesse cose.
Ah ecco!
Inizialmente ho pensato che fosse meglio non vedersi più. Avevo voglia di stare con lui, di recuperarlo davvero il tempo passato a sentirci e aspettare che arrivasse il giorno dello spettacolo, il giorno dell'esame, il giorno del suo compleanno ma capendo che dopo l'entusiasmo iniziale erano rimaste solo parole vuote, forse era meglio così. Poi però ho pensato che a 27 anni i problemi possono essere risolti, specie se l'altra persona, quella che credevi di conoscere fino a una settimana prima, ti piace. Così mi sono scusata e ho provato a chiedergli di ritrovare un po' di equilibrio, perché senza un motivo razionale, ho investito parecchio di me in questa relazione e speravo che l'avesse fatto anche lui.
E' una settimana che ci ignoriamo. Ci siamo visti ma più che parlarmi dei suoi dubbi riguardanti il teatro e il futuro non abbiamo fatto.
Non sa che da una settimana ho iniziato a lavorare ad un film, non sa che ho rifiutato uno stage e che questo rifiuto mi costa caro, non sa nulla e non mi ha chiesto nulla.
Dicevo, è una settimana che ci ignoriamo. Lui è partito un paio di giorni, io anche. Ho aspettato che passasse il fine settimana per scrivergli e chiedergli di vederci. Mi ha risposto che sarebbe andato al mare, il suo amico mi saluta... si, poi ci vediamo.
Io non capisco. La soluzione più ovvia sappiamo tutti qual'è, però mi sembra di parlare a un sordo. Ti chiedo di vederci e mi rispondi che oggi vai al mare? Sembra quasi che tu non abbia voglia di affrontare il problema e mi chiedo cosa ti costerebbe. Oppure che tu voglia mettermi davanti al fatto compiuto lasciando che sia io a prenderne atto, però dai, sono cose da quindicenni.
E sorvolando l'apparente sordità, mi sembra che quello che esagera sia lui. A me non sembrano problemi insormontabili e faccio un po' fatica a vederli come tali, specie perché la persona con cui ho condiviso gli ultimi mesi mi piaceva tanto, la stessa che aveva pazientato sei mesi in attesa del momento giusto per farsi avanti. Anche se ora stento a riconoscerla, faccio un po' fatica a metterci un punto. Non voglio, credo valga la pena tentare ancora. A meno che non sia successo altro. E in quel caso penso di avere il diritto di saperlo.

venerdì 12 luglio 2013

Il corto c'è!

Prendete una ragazza di città, abituata a girare coi mezzi pubblici e per questo ormai consumata ideatrice di espedienti per ingannare l'attesa. Fumare una sigaretta o leggere un libro i primi della lista.
Grande pensatrice, abituata a riflettere e interrogarsi sui perché della vita, dell'universo e tutto il resto, spesso si fa prendere la mano, sfociando in breve tempo nel nervoso, nella rabbia, nella furia più cieca.
Mettiamo il caso che questa ragazza sia alla ricerca dell'idea per un film e vuole sperimentare, utilizzando l'animazione per trasformare tutto nel contrario di tutto, lasciando libere le parole, dando forma ai pensieri.
L'idea fatica ad arrivare ma, riflettendoci un po' meglio, ci si accorge che è già li. Il resto è in discesa.

Ora posso dirlo, questo è il mio primo cortometraggio vero. Tutto mio. Adesso c'è e non vedevo l'ora di mostrarvelo!



giovedì 11 luglio 2013

Un tram chiamato...

Sono trascorsi otto mesi, otto lunghissimi, durissimi, divertentissimi - metteteci pure un aggettivo a caso, sarà azzeccato - mesi e finalmente ho finito. Domani arriveranno i tanto agognati risultati e con loro, un altro, l'ennesimo pezzo di carta, del quale deciderò cosa fare.

Sono state due settimane intense: prima lo studio, poi il festival, poi finalmente gli esami, giunti e trascorsi in un baleno, non senza qualche scricchiolio e contrattempo, controllati e contenuti al meglio. 

Melzo: dopo aver tanto tribolato, il film non è solo stato proiettato, ma anche inserito in concorso! Non ha vinto ma rispetto alla disperazione di qualche giorno fa, li considero passi da gigante. E sono riuscita a presentare i lavori seduta sul palco, parlando ad una folla di sconosciuti senza incespicare, incartarmi, bloccarmi... forse complice il faro accecante puntato sul viso. Anche quello bisogna dirlo.

Comunque! Quel che non vedevo l'ora di fare, e sarà possibile a breve, era mostrare all'universo intero ciò che questi intensi mesi di lavoro hanno fatto nascere. 

Stay Tuned.