lunedì 7 marzo 2011

Pulp Fiction, le monete e gli addii

Oggi vorrei scrivere tante cose belle, raccontare di questo meraviglioso fine settimana e ringraziare quelle splendide persone che hanno contribuito a trasformarlo da passabile a davvero divertente, vorrei parlare del sole, delle foto, delle mie goffe trovate, e mille cose ancora.
Ma non posso. Non dopo quel che è successo, o meglio non è successo oggi.
Mi sento così ingenua a stupirmi dell'ipocrisia e falsità delle persone. E non persone qualsiasi, ma qualcuno che più e più volte ha mostrato atteggiamenti di questo tipo. Persone sempre pronte ad attaccarsi al loro adorato microfono per ricordare l'ennesima scadenza, sollecitare il pagamento di qualsivoglia rata o comunicare il nuovo cambio di programma, ma senza la capacità di spendere una parola per qualcuno che ne meriterebbe molte di più, non per i meriti o per il talento, anche solo per il fatto di esserci stato, di aver contribuito a rendere un'istituzione, un'arte, un mestiere, quello che è ora.


Ho deciso di farlo io, come posso.
La prima volta che ho visto Silvano Cavatorta mi sono chiesta se fosse lui il nostro profesore. Non era la prima lezione che teneva, era già stato con noi un mese addietro ma, entrando in ritardo, avevo preferito sedermi indietro e la mia vista non arriva così lontano. L'avevo solo sentito parlare. Una voce forte, energica ma con un velo di stanchezza, una voce che contrastava molto con il suo volto anziano, la barba bianca, il passo lento. A noi insegnava storia del cinema, ma era da sempre professore di regia, nonchè direttore del festival Filmmaker, da trent'anni tranpolino di lancio per giovani registi, come Silvio Soldini, Daniele Segre e Giovanni Maderna, regista peraltro di Shopenhauer (2006) che vedeva Silvano Cavatorta tra gli interpreti.
Le sue lezioni erano sempre al pomeriggio e noi, belli cotti, speravamo sempre che il film da vedere non fosse in inglese, come il trailer con cui Cavatorta amava introdurre la proiezione. La prima volta che ho visto Pulp Fiction dall'inizio alla fine è stata con lui. E' stata anche l'unica volta in cui ho avuto il piacere di parlare con lui: a fine giornata non sembravamo molto propensi a tornare a casa, ci siamo fermati davanti all'ingresso a chiacchierare del più e del meno e lui si è seduto con noi, si è acceso una sigaretta e la discussione si è addentrata nei meandri del restauro, della chimica e della conservazione delle monete antiche.
"La coca cola non va bene per pulire le monete, io ho provato e non ho risolto nulla"
"Ma come, professore, - ho chiesto - la coca cola corrode persino gli ossi di pollo"...
"Fidati di me"
Sono tornata a casa col sorriso, perchè non sono in molti a rimanere lì davanti e parlare con noi di qualsiasi cosa, sia di cinema, sia di monete o viaggi nel salento: di solito hanno fretta e se ne vanno via veloci; a volte siamo noi a fuggire a casa...


Ciao professore...

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