Dunque dicevo.
L'altra mattina mi sveglia un'email del mio professore (in realtà è stato altro a svegliarmi ma questa versione è molto più poetica e mi da anche un'aria da donna in carriera, quindi la racconterò così) e la giornata inizia con parole lusinghiere che lì per lì mi han fatto venire le lacrime agli occhi. Poi ho riflettuto. Anzi, sono giorni che rifletto, mesi forse.
Ed eccomi ad un passo dall'arrivo (perché un anno, in un arco di tempo di cinque è praticamente un soffio), piena di dubbi, paranoie, ripensamenti e voglia di tornare indietro. O meglio, poter disporre di 48 ore giornaliere, 10 giorni settimanali, 50 mensili per poter rifare tutto quanto e molto altro ancora.
Già vi narrai in cosa consiste il lavoro di un animatore. In caso ve lo siate persi,
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Sono quattro anni e mezzo (domani saranno quattro anni e mezzo) che sono convinta del mio progetto. Quattro anni e mezzo in cui non passa giorno che dedichi almeno in parte a questo sogno. Non mi era mai successo prima e alla veneranda età di 22 anni finalmente la mia vocazione (nella quale non ho mai creduto ma ho fatto subito marcia indietro) si è fatta viva. Prima era tutto un cambiare idea, un giorno volevo diventare critica d'arte, il giorno dopo regista, quello dopo ancora probabilmente infermiera, logopedista, scienziata cognitiva, salvare il mondo. Anche sulla mantenuta non ci avrei sputato sopra. Poi d'un tratto è diventato tutto chiaro e limpido, io avrei fatto film d'animazione. Sapevo a cosa andavo incontro scegliendo questa strada ma non m'importava. La prospettiva di trascorrere ore a disegnare centinaia d'intercalazioni mi procurava il sorriso, l'idea di passare giornate dietro il mirino di una macchina fotografica a scattare spostando pezzetti di carta mi rendeva felice.
E non posso negare che in parte sia ancora così. Se ripenso al periodo dell'università in cui passavo mattinate o pomeriggi, a volte entrami, chiusa in camera china sui libri, tiro un sospiro di sollievo pensando che ora, anziché litigare con la mia memoria, litigherò l'intero pomeriggio con la ram del mio computer. Molto meglio trascorrere il tempo a fare qualcosa di piacevole e leggero - anche se delicato e difficile - magri guardando un film, ascoltando musica o chiacchierando al telefono, piuttosto che dover leggere libroni universitari che se ho voglia, posso comunque sfogliare in santa pace e senza stress...
Però CAVOLO! Finisce che conosci gente nuova, fai esperienze che prima ti mancavano, passi due giorni su un set e realizzi che il tuo lavoro, che per la maggior parte si esaurisce entro quattro mura, spesso in solitudine, altre volte con qualcun altro, inizia a starti stretto.
Mi piace stare a contatto con le persone, all'aria aperta e non sempre col naso dietro a uno schermo. Mi è piaciuta la vita sul set, mi è piaciuta l'atmosfera, l'interazione, mi è piaciuto tutto! Ed effettivamente, ad essere sinceri ed obiettivi, non è detto che il mio lavoro debba per forza ridursi in poco spazio, in compagnia di me stessa... mi è capitato di lavorare in gruppo, più volte durante l'anno e anche nei mesi estivi e per ora, co le mie compagne mi sono trovata davvero bene.
Però c'è un altro aspetto che bisogna considerare, un aspetto che in parte contraddice il primo dubbio, ma ne fa sorgere altri: quello dell'animatore è un lavoro lungo. Spesso dietro a un minuto di filmato c'è il lavoro di sei, sette anche dieci persone all'opera da giorni, settimane e mesi e il risultato, sebbene suggestivo e affascinante, può anche far sorgere dei dubbi e dare luogo a commenti del tipo "ma dai, è difficile immaginare che dietro a questa cosa così piccola ci siano così tante mani"... eh si. Purtroppo. Il che significa grandi sbattimenti per scarsi risultati. Non sempre, spesso si.
Se avete mai dato un'occhiata ai titoli di coda di un film della Pixar, questo aspetto è lampante: centinaia di nomi con centinaia di ruoli diversi per produrre un film. D'accordo, lavorare alla Pixar sarebbe il mio punto d'arrivo ma non voglio essere ricordata (o più probabilmente ignorata, perché in effetti quei nomi manco io li leggo) per aver portato a termine un mini micro dettaglio. Pensateci. Carota, addetta al rendering dei peli del naso del cattivo. No dai! E vi assicuro che renderizzare dei peli è uno sbattimento mica indifferente. Che soddisfazione cavolo!
Io purtroppo (e anche qui vi rimando ad un altro
post) appartengo al gruppo A, per chi non avesse voglia di leggerlo tutto (però è scritto nelle prime righe), il gruppo delle persone
o tutto o niente. Come cita il post, sono discontinua, disordinata, per nulla paziente e se qualcosa non mi ispira, la lascio a metà senza portarla avanti con costanza. E in particolare, se posso, vorrei emergere, o almeno vorrei che i miei sforzi portassero a questo. Posso anche sopportare la gavetta, so che mi tocca e lo accetto di buon grado, riesco a pensare di impegnarmi anni per portare a termine qualcosa ma voglio che il risultato e la stima siano proporzionati agli sforzi. Non sopporto la prospettiva di studiare anni per finire ad essere un nome tra mille sconosciuti. Se fosse vero il contrario (e questo potrebbe anche essere contraddittorio perché SAPEVO CHE SAREBBE POTUTA ANDARE IN QUESTO MODO), avrei continuato la specialistica. Non fraintendetemi, non voglio dire che altri lavori più umili, più meno in vista o simili non meritino rispetto, anzi! Dico solo che desidero una visibilità proporzionata al campo in cui opero e, come già detto più su, un risultato proporzionato agli sforzi. Preferisco portare a termine qualcosa di grande in un ambito piccolo piuttosto che essere l'ennesimo puntino al servizio di un'enorme organizzazione. Non fa per me.
Inoltre mi capita spesso di parlare con persone che vengono già chiamate a lavorare, chessò suonare a un matrimonio, fare un servizio fotografico, piccole riparazioni idrauliche, elettriche (si lo so, ho fatto un misto di cose che non c'entrano nulla tra loro ma qualcosa in comune ce l'hanno)... hanno la mia età, hanno fatto pratica e con questi piccoli incarichi CI CAMPANO. Io a campare con il lavoro che (spero) farò un giorno, la vedo dura, durissima.
E ora ho la testa piena di confusione, pensieri, idee. Mollare tutto è fuori discussione e come dicevo prima, ciò che faccio continua a piacermi moltissimo ma mi chiedo se sia l'unica cosa che possa davvero fare. E visto che mia madre ha parlato chiaro e ha pure ragione a dirmi che è finita l'età in cui si studia, devo puntare su altro oltre a quel che già faccio. Qualcosa in cui sono già abbastanza brava per poter imparare in poco, in modo da ottimizzare i tempi e non rimanere ancora a lungo sul groppo dei miei.
In un anno poi si vedrà dove mi porteranno gli eventi, nel frattempo spero di concludere qualcosa e fare un po' di chiarezza. Se volete, potete insultarmi.
Buio, stavolta davvero.