martedì 27 dicembre 2011

Instant Karma's gonna get you

Non ho intenzione di pormi domande, di perdere tempo a supporre, pensare, fare congetture, dedurre, essere accondiscendente e fare cose che non ho per nulla voglia di fare. Sono solo stanca!
E già che ci sono, visto che quest'anno il karma è stato carino e generoso con me manco fossi la nipote di Adolf Hitler, ci terrei ad avanzare una piccola, piccolissima richiesta:

Per favore, la prossima volta che deciderai vedere un sorriso smagliante sulla mia faccia, potresti quantomeno farlo durare... un po' più a lungo? Col passare del tempo mi convinco sempre più che l'effetto dopler sia stato studiato basandosi sul rumore che potrebbe fare la felicità per me... vvvvvvvrooooooooooooom... eh? Eh? Sentito niente?...
Affrontiamo il discorso in modo serio: non mi sembra una richiesta eccessiva voglio dire, mi comporto abbastanza bene, nei limiti del normale, nella media... ce ne sono mille di stronzi in giro col sorriso a trentasei denti stampato in faccia...
Che poi sta tutto nel capire quali siano le priorità per ciascuno di noi, ad esempio, il signor Karma potrebbe obiettare ricordandomi i successi ottenuti quest'anno in campo lavorativo (?)  e artistico, ma per mettere subito le cose in chiaro, risponderei al suddetto spiegandogli che non me ne faccio niente di un votone della madonna e ingresso assicurato al primo posto alla scuola cinica, tanto sono entrati tutti, anche gli scartati e io ho ricevuto in più solo un cuoricino in bacheca e tanti complimenti su facebook. E questo è forse l'unico vero successo dell'anno 2011... un lavoretto anche malpagato a Londra mi avrebbe fatto davvero più comodo, caro il mio signor Karma!
Che se poi dovessi scegliere, me ne farei davvero poco di lavori strapagati, successi da stagista, pacche sulle spalle ed esami passati bene. Si, son cose che fan piacere, ma dopo un po' riconoscimenti del genere iniziano a farti sentire un pezzo di ghiaccio senza cuore, avido e pure un po' stronzo.
Mi sentirei più appagata nel sentire quel sorrisetto di default. Per intenderci, quel sorriso che può andarti tutto storto, può essere una giornata davvero dimmmmmerda ma almeno sai che... della serie

"ho fatto l'esame del sangue ho speso otto euro per un film orrendo più altri trenta perchè quegli stronzi della mondolibri mi hanno fregata alla grande non ho nemmeno le chiavi di casa però almeno so dove andare nell'attesa che tornino i miei ah sono sudata e puzzo pure chissenefrega tanto!"

Capito?
Dopo aver preso tante mazzate sui denti, mi sentirei una persona migliore, se non altro un po' meno scema...

Concluderò con una riflessione che mi ronza spesso in testa, per citare Sergio leone con qualche licenza poetica:

"Il karma è con me, perchè lui ama le brave persone!
... no, il Karma non è con me, perchè anche lui odia gli imbecilli!"

lunedì 26 dicembre 2011

Keep calm, KEEEEEEEEEEEEEP CAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAALM!!!

A casa mia non si può dormire fino a tardi. Nemmeno quando non hai proprio nulla da fare. Ripensandoci però non è nemmeno possibile lasciarsi sconfiggere dai mali di stagione...

Stamattina vengo svegliata alle nove dal caffè di papà. L'intenzione era quella di farmi alzare. I fatti un po' diversi

Mezz'ora dopo

Padre:  - Ma tu fija s'è arzata?
Madre: - No, è ancora lì che fissa il soffitto...

Rigirandomi tra le lenzuola ho la malaugurata idea di salutare il nuovo giorno con un timido Coff Coff...

 - Ma tu fija ha la tosse!!! Lo sa???

Eh... è inverno, fa freddo... di questi tempi le persone normali hanno l'influenza, la febbre, il raffreddore. Probabilmente ne han già collezionati tre o quattro di seguito, e ti preoccupi per due colpetti di tosse?

Rilassatevi un po'! Fortuna che non sono una carota cagionevole...

sabato 24 dicembre 2011

E' Natale pure qui...

Quest'anno, nonostante io abbia iniziato a sentire lo spirito natalizio a... diciamo molto presto, il mio blog non ha espresso tutta la gggioia che sento dentro.

*Flashback*
Scuole ciniche, pausa pranzo:
Amica Wacca tira fuori il dessert e mi porge il cucchiaio affinchè io lo assaggi:
 - Ma... che buono... wow, profuma di... Natale!
 - Smettila, siamo a metà ottobre!

Inoltre, complici tutte le cose carine successe in questi ultimi giorni, mi sono dimenticata di postare almeno una foto dei miei presentini home made: quest'anno, dopo tanto tempo, io e CdS ci siamo date all'artigianato e devo dire che gli amici cinici hanno apprezzato molto! Ma abbiate fiducia che non è mai troppo tardi, una fotina la rimediamo (non ora, per ovvie ragioni).
E' mancata anche la consueta letterina di Natale ma pian piano, quasi tutti i doni chiesti l'anno scorso sono arrivati. Alcuni prima, altri più tardi: il 12 gennaio mi preparavo ad uscire col sosia di Jim Parsons (ebbene si). Due ore dopo ero già a casa reduce da una lunga conversazione riguardante ex fidanzate e convivenza... vaaaa beh, l'anno prossimo la letterina a Babbo gliela mando a giugno!
Detto questo, vi lascio i miei personalissimi auguri!
Bando alle solite canzoncine, il vero inno del Natale ormai è questo!
 

martedì 20 dicembre 2011

Wash me (or not)

Oggi tratterò un problema che non penso mi riguarderà mai (ma speriamo di no, su!)
L'uomo di cui sto per parlarvi credo sia quanto più estraneo da quella fantasia sessuale piena di donnine seminude e insaponate che si strusciano su una macchina sporca in un car wash.

Quando trovi la tua macchina ricoperta di polvere e lerciume, la prima cosa che fai è darle una passata con lo straccio e correre all'autolavaggio. Se l'auto sporca in modo imbarazzante non è tua, al massimo ci scrivi "WASH ME" sul vetro, sperando che il proprietario s'incazzi almeno un po'...
Ma a chi verrebbe in mente di fare un disegnino magari impegnandosi anche un po'?
Guardate qui: quest'opera appartiene a Scott Wade, un artista ispirato dallo sporco! Infatti le sue opere vengono realizzate sui vetri di automobili decisamente luride. 
Internet è avido di notizie a riguardo inoltre, essendo venuta a conoscenza di quest'uomo solo oggi, non ho ricche informazioni da sfoggiare. So che Wade porta avanti quest'arte da dieci anni. Iniziò decorando la sua Mini Cooper, quindi abbellendo la Mazda della moglie Robin. Da allora, quello che era un passatempo, è diventata una vera e propria arte da ammirare nella sua galleria online.Le sue opere non vengono realizzate solo pulendo i vetri. Lui impolvera e spolvera a seconda della necessità, disegnando con l'aiuto di pennelli.
Forse Scott Wade non avrà elaborato uno stile tutto suo da renderlo inconfondibile tra mille altri artisti, di sicuro è originale!
La prossima volta che vedo un'auto lurida ci faccio anch'io un disegnino... non verrà bello come questi, però magari il proprietario non s'incazza!

mercoledì 14 dicembre 2011

Uomo avvisato...

 - Fidati, tornerà.
Mi disse un amico a cui avevo raccontato l'odissea di cui sotto.

E infatti tornò. Non ho dovuto nemmeno aspettare tanto, sabato S s'è rifatto sentire.
A volte mi chiedo se per caso siamo stati fabbricati al contrario. E la risposta purtroppo pare essere sempre un si!
Nonostante avesse concluso l'ultima conversazione con un "E va beh allora la smetto di chiederti di uscire così non ti rompo più", evidentemente scherzava. Perchè prima ci tiene a comunicarmi che mercoledì sarà a Milano (avete per caso parrucche o nasi finti? Sai mai che lo incontri per strada...) poi domanda se vogliamo prenderci un caffè insieme. E come direbbe Maccio

EMMOBBASTAVERAMENTEPERO'!

Per me che ne ho veramente fin sopra i capelli, ma anche per te, così la smetti di torturarti oltre.
Sono stata gentile e cortese, ma dovevo proprio dirglielo.
Non voglio uscire con te e non mi sembra il caso prenderci un caffè insieme.
Aspettava che lo dicessi da mesi, senza inventare scuse. Voleva solo mettermi alla prova perchè aveva capito da un po' come stavano le cose. Poi, facendogli gentilmente notare che questo filmino durava da molto più tempo, mi ha spiegato d'essersi intestardito. Forse ad attrarlo era proprio il fatto d'ignorarlo in quel modo.
Allora!
Le scuse erano semplici gentilezze visto che con lui si fa presto a sbagliare e il confine tra il dialogo e l'offesa è labile... come qualcosa. Passando oltre, era il caso di insultarmi quando ammetti d'essere stato pesante e testardo proprio per il mio comportamento... coerente? Dai!
Si, siamo montati al contrario allora! Spiegatemi come mai ignorare, trattare male o calpestare una persona (e non è questo il caso), con l'intento di cancellare ogni barlume di speranza presente, farà nascere un devotissimo giovane Werther, mentre essere spontanei e vivere di gesti carini porta l'altro a fuggire anni luce lontano da voi?
Non è possibile trovare un punto d'incontro? Ancora non me ne capacito! C'è chi adora farsi male, distruggersi solo per il gusto di... non l'ho capito neanch'io. Però è una tua scelta, abbi il buon gusto di non far sentire in colpa chi è stato chiaro dall'inizio.
Dicono che gli uomini vogliano solo avventure divertenti mentre son le donne ad affezionarsi. Spero che tutta sta manfrina abbia sradicato ben bene questo luogo comune.
La differenza tra le persone (o tra i sessi? non sempre le generalizzazioni valgono) sta altrove: c'è chi è cristallino fin da subito e chi proprio non ce la fa.
S mi ha domandato se preferivo che fosse diretto, chedendomi di andare a letto insieme e stop. SI! Quantomeno mi avrebbe posto una domanda precisa, ottenendo così una risposta precisa. E sincera.
Credo che lo preferiremmo tutti. Una persona mica si offende se le fai una domanda simile, perchè può decidere! Al massimo ti manda a cagare. E temo che in fondo era quello che temeva il fanciullo. Altrimenti mi avrebbe chiesto subito il numero, gli avrei risposto di no e questi bei mesi non li avrebbe persi a flagellarsi. Essere diretti è la cosa migliore. Io lo sono stata, se poi ad alcuni piace farsi male e prender mazzate, affaracci loro! Non tornino indietro rivendicando i loro cocci.
Vivremmo tutti molto meglio.

domenica 11 dicembre 2011

And then you go and spoil it all by saying something stupid like Alùra! Pt 2

* Il post è lungo. In grassetto le parti importanti. Il resto è solo uno sfogo!

E' una piovosa giornata di fine febbraio. Sei andata a letto alle cinque con ingenti quantità d'alcool in corpo. Ti risvegli tre ore dopo, nessun mal di testa, un sorriso da far invidia a Spongebob e l'espressione ebete sul volto.

E' una splendida giornata di fine maggio, una di quelle mattinate azzurre che a Milano si vedono di rado. Alle due eri già a letto ma, nonostante siano già le nove e mezza e si prospetti una divertente mattinata tra amiche, non vedi proprio che bisogno ci sia di alzarti. Grugnendo, ti nfagotti tra le coperte.


Ci misi poco a capire che qualcosa non andava.
Maggio finiva accompagnato dal malumore, il disagio, i magoni immotivati e dai pomeriggi trascorsi al parchetto dietro casa, ad ascoltare i Kooks e ammirare il fiumiciattolo acquitrinoso che in quel momento mi sembrava così romantico. Pensai di risolvere la situazione tagliandomi i capelli, cazzata seconda solo all'idea di uscire con Sir Biss.
Ma il problema era altrove: S mi mancava tanto. Troppo forse. Da non riuscire a percorrene una strada senza pensare quando ci avevamo camminato insieme (e di strade ne avremo percorse quattro...). Il ragazzo non migliorava certo la situazione: continuava a cercarmi con l'unico intento di bisticciare usando come pretesto l'argomento più improbabile. Nulla di diretto insomma. E dopo due settimane di riflessioni, discussioni stresanti con le amiche, metafore poco ortodosse, all'ennesimo tentativo di insulto,  decisi di prenderlo di petto, scusarmi per come mi ero comportata (e non intendo l'aver semplicemente baciato un suo amico, ma per averlo fatto davanti a lui. Essendo libera credo di non dover rendere conto delle mie scelte, figuriamoci a lui!) e spiegargli come mi sentivo. In pillole 


Mi piaci oggi. Domani non so.


"A me va bene, io non voglio alcun impegno". Parole sue. 
E stavolta voglio anche rovinarmi, sebbene un po' timorosa - visti gli esiti disastrosi dell'ultima volta - gli chiedo anche di uscire. Ma alla faccia del peggior pronostico, il tempo con S trascorre veloce, tra chiacchiere e risate, passeggiate mano nella mano, baci e nient'altro perchè all'una ero già a letto, però....

FUCK YEAH!

Mi ero sbagliata, S è stupendo e io fin'ora nient'altro che una stupida!
Quindi, nonostante i problemi di sorta (d'estate lui lavora molto e di lì a poco io avrei avuto gli esami), giugno e luglio furono un idillio. Avevo raggiunto un perfetto equilibrio nell'assenza totale di vincoli con tanta voglia di sentirsi, di vedersi e vivere tutto con la massima spontaneità possibile. Ero felice. Piccolo intoppo alla faccenda: stavo per andarmene a Londra. Ma non vedevo il problema, come poteva finire qualcosa che di fatto non era mai cominciata? Avremmo avuto tempo di recuperare i mesi trascorsi lontano l'uno dall'altra. 
E sono partita. 
Le prime tre settimane sentirci fu abbastanza facile. Mi mancava abbastanza da sperare che venisse a trovarmi. Poi la faccenda si fece più complicata. Cambiando casa iniziarono i problemi: affirttuaria stronza e intrattabile - italiana almeno, cosa che mi permise, se non altro, di vantare un bidet! - nessun lavoro all'orizzonte, risparmi da conservare con parsimonia, connessione internet inesistente e febbre. Sentirci da casa era impossibile ma, vista l'influenza, stessa cosa valeva per lo scrocco aggresssivo all'Apple Store. Dopo tre giorni di silenzi, S iniziò a mandarmi messaggi tipo "Buongiorno!", ":)", "Toc Toc" o ancora "Buona domenica!" quei messaggi per cui la voglia di rispondere è direttamente proporzionale al credito presente sul telefono e inversamente proporzionale al denaro che la vodafone ha deciso di scalarti a caso perchè sei stronza e stai all'estero insomma. La ciliegina sulla torta però arriva su facebook, il giorno in cui la stronzissima padrona di casa decise di attivarci LA MAAAADRE (nome con cui era solita chiamare il router, da qui in avanti LA MAAAADRE). Apro la pagina e trovo un'email:


"Alùraaaa???"

We, alùra che!?!?
Ma vista la presenza di connessione in casa, decisi di mandare a S qualche segno di vita, al quale rispose quasi offeso per un silenzio così lungo, commentando, tra le altre mille cose, così:


"Ti sarà venuto l'herpes a furia di limonare".

Eeeh avoja, in realtà nemmeno uno con il lanternino perchè qui la stronza ha la mente di ben altri pensieri impensierita (tu ad esempio...). Ma dato che trovi intollerante non sentirmi per quattro o cinque giorni filati, senza peraltro che tra noi esista alcun impegno, posso anche decidere d'inaugurare il festival del limone duro. Tanto a trovarmi non ci verrai mai, visto che seitroppoimpegnatoalavoraretuttiigiornisenzapotermaichiuderequelbucodimerdadovesprechiituoiannimigliori! Ciao ciccio!

Tre giorni dopo, LA MAAADRE morì.
E presto arrivò anche il 15 di settembre. Appena poggiai il mio piedino sul suolo natio, S non si diede per vinto e continuò a farsi sentire, reclamando a gran voce la mia compagnia. Immaginate una persona tornata a casa dopo due mesi d'assnenza, sarà una persona indaffarata, magari un po' triste, senza tanta voglia di chiacchierare per ore. Ma S non lo capisce: al secondo declino, mi ribalta in faccia tutta la sua rabbia e frustrazione: perchè lo sconvogle non sentirmi esultare all'idea di vederlo e la mia scarsa propensione alle chiacchierate lo turba nel profondo. Ma credo che la poca voglia di parlare sia concessa a tutti, specialmente quando non hai proprio nulla di nuovo da dire a qualcuno che hai sentito appena il giorno prima. E quello prima ancora... specie se non ci sono impegni di nessun genere. Cerco di spiegarglielo, aggiungendo che, mentre ero via, tutti quei messaggi a raffica, coronati da un francesismo alquanto fuori luogo mi avevano leggermente (?) infastidita.
"Ma non volevo offenderti, mi sembrava un commento simpatico"
Eh certo, io lo dico sempre alle mie amiche. Ogni volta che saluto Lassò, vista la sua rigogliosa attività sessuale, m'interesso sempre alle condizioni della sua candida! Ora che ci penso, io e Jelly non ci sentiamo da un po'... cià che le chiedo com'è messa con la sifilide! 
In quale sistema numerico, una frase del genere sarebbe un commento simpatico?
Va beh, visto il rancore, il capitolo S. sembra ritenersi concluso. Ma siamo solo a settembre, non affrettiamoci a cantar vittoria. 
Perchè, nonostante mi spiacesse aver litigato con una persona a cui tenevo e che in fondo continuava a piacermi, e sebbene io non mi facessi sentire (per evitare di torturarlo o sconvolgerlo più di quanto già non avessi fatto), bastò attendere una settimana scarsa e S avanzò un nuovo invito, che non avrei voluto declinare ma la situazione scolastica disastrosa mi costrinse a farlo. L'invito, così come l'inizo delle lezioni venne posticipato al giorno dopo, e quello dopo ancora, e così via per i cinque giorni successivi.
Poi la scuola iniziò davvero. E l'insistenza di S mi convinse ad allontanarmi in modo definitivo. In amor vince chi fugge è un proverbio su cui ho dei dubbi, ma questo è fin troppo! Specie se il botta e risposta 
Usciamo? 
Non posso 
si protrae fino a dicembre. E all'ennesimo declino, si conclude con S incazzato perchè "se ti rompo puoi anche dirmelo, allora non te lo chiedo più e mi levo dalle balle va!"
Ma scusa, dirtelo gentilmente è inutile perchè non capisci, dirtelo con più decisione ti offende... (e credimi, il peggio lo tengo per me, perchè tutto ciò che penso davvero temo potrebbe causarti conseguenze ben più gravi di una semplice offesa), io cosa devo fare? Dopo un po' non ci arrivi da solo?
Ti sei mai posto il dubbio di aver esagerato? Ti sei mai chiesto perchè sei sempre tu a farti sentire?
Anzi, ti sei mai posto una domanda in vita tua? Perchè a me sembra che tu abbia sempre dato per scontato di piacermi. Sbagliando clamorosamente! D'altra parte che io ti piacevo, non me l'hai mai detto in modo esplicito. Me l'hai fatto capire. E cosa ti impediva di dedurre che per me era il contrario?


Ora, se tutto va bene, sembra che qualcosa, in quella testa ci sia entrato. Fino a nuovo ordine...
Scatta il countdown?

sabato 10 dicembre 2011

Adotta un cassintegrato (ma un disoccupato va bene lo stesso)

Il professor Monti ha apertamente dichiarato di voler rinunciare allo stipendio da presidente del consiglio.
E visto che a Natale siamo tutti più buoni, consiglierei un'iniziativa rivolta a tutti i pezzi grossi, senza distinzione alcuna. Per intenderci, onorevoli, direttori di banche, imprenditori, presidenti e direttori d'aziende che, per mancanza di fondi mandano i lavoratori in cassa integrazione e mobilità. Perchè con la nuova riforma, licenziare un cinquantenne significa fargli vedere la pensione forse tra quindici anni. Sempre che le cose non cambino...
Quindi, miei cari direttori che non avete abbastanza fondi per pagare lo stipendio a un povero galoppino ma ricevete comunque una mesata sufficiente per pagarvi io IOT, seguite tutti l'esempio del premier. Anzi, fate un passettino in più!

In occasione del Santo Natale

Adotta anche tu un cassintegrato (o un disoccupato, va bene lo stesso)
Per il prossimo anno donagli il dieci per cento del tuo stipendio
Lui non rimarrà in mutande, mentre tu potrai goderti il sole sul tuo IOT!

 No eh?

giovedì 8 dicembre 2011

And then you go and spoil it all by saying something stupid like Alùra! Pt 1.

Credo sia giunto il momento di tirare le fila, perchè ieri, se siamo fortunati, si è finalmente conclusa una delle situazioni più lunghe e travagliate in cui mi sia mai trovata. Penso che un paio di riflessioni siano necessarie.
Tutto ebbe inizio in una calda sera d'agosto 2010, mentre cenavo con amici e sconosciuti che sarebbero diventati amici da lì a poco, S. decise che aveva tanta voglia di chiacchierare con me. E io con lui. Così, dopo avermi offerto un bicchiere di vino, aver scambiato due battute, il fanciullo dimostrò anche una lieve vena d'interesse nei miei confronti, ma già che le mie amiche stavano andando verso la spiaggia, gli feci capire che le cose potevano tranquillamente finire lì. Ai tempi ero anche fidanzata con King of Carrot Flowers, sebbene le cose non andassero bene, quello che non sapevo era che l'avrei lasciato in capo a due giorni, ciò di cui invece ero sicura, era che S. non sarebbe stato un candidato sostituto papabile.
Lo rividi verso le cinque del mattino, quando mi salutò con un cordiale

"Buonanotte stronza!"

prima di tornarsene a casa sua, sui colli emiliani.
I giorni passarono, io tornai single e, scartando la rischiosa ipotesi di chiedermi il numero, S. mi trovò su facebook. Bypassando il mio fastidio (è già abbastanza nota la mia avversione per questo atteggiamento, visto che lo trovo una scorciatoia troppo semplice), iniziammo comunque a ssentirci. O meglio, lui si faceva sentire. E se ricevo un saluto cordiale, di certo non rispondo con gli insulti. Col trascorrere dei mesi, la cosa si rivelò più piacevole del previsto, S., nonostante l'inizio scricchiolante, si rivelò una persona piacevole, intelligente, sensibile e interessata ai miei deliri. Artistici o di qualsiasi altro tipo. Insomma, l'avevo giudicato troppo in fretta.
Arriviamo così al giorno del mio compleanno. Io, che di solito certe cose tendo a tacerle, con un elegante ritardo decennale, stavo attraversando quella fase che di solito una persona "normale" sperimenta a quindici anni. enza troppi preamboli, io e S. finimmo aggrovigliati su un divanetto, a ridere e vbaciarci come due adolescenti.
La mattina dopo, senza alcun motivo apparente, mi svegliai alle otto, con un sorriso a trentasei denti e una faccia da ebete di cui non mi sarei liberata così in fretta. Attribuii tutto il merito (o la colpa?) a S., il quale colse al volo l'occasione per invitarmi a cena. E farmi sparire una volta per tutte il sorriso dalla faccia. La serata fu un disastro. Non che fosse colpa sua, semplice mancanza di feeling, alla quale risposi come probabilmente avrebbe fatto una persona normale a cui non viene posta alcuna domanda precisa: non facendomi più sentire.
Nel frattempo, senza pormi il dubbio di commettere qualche errore, iniziai ad uscire con Sir Biss. Sebbene col tempo si sarebbe rivelata la più grande cazzata che potessi fare, al momento non mi sembrava un'idea malvagia. Con S. capitolo chiuso. E già che abita lontano, non credo di dovergli fornire giustificazioni se per caso esco con qualcuno che vive qui a Milano, se ne farà una ragione. Pensavo.
Ma S. non si tira indietro. Come è solito fare, senza che io lo cerchi in alcun modo, è lui a chiedermi come mai io sia sparita. E' giunto il momento di mettere le cose in chiaro, con gentileza e omettendo particolari inutili (per intenderci, senza tirare fuori la faccenda Biss, col quale non avevo alcun impegno e che non reputavo causa del mio allontanamento), spiegando con calma che tra noi è proprio il caso di interrompere le cose.
Ma se non la capisce a fatti, come posso sperare che lo capisca a parole? Il fanciullo, sempre senza bisogno di una mossa da parte mia, dimostra apertamente di non aver assimilato nulla del mio discorso e, trovandoci faccia a faccia ad una festa di laurea, tenta di ridurre la distanza fra la mia e la sua lingua. Con scarsi risultati. Lo abbadono preferendo la compagnia di un altro ragazzo, presentatomi come "l'autista del pullmino", col quale non disdegno affatto l'ipotesi di ridurre le distanze. E che presto viene fuori essere un amico di S. O meglio, amici no, ma erano in macchina insieme.
Mentre la festa termina tra il naviglio e il marciapiede di fronte, apprendo la triste dipartita di tutta la stima che S. provava per me.
Con la certezza di non essermi certo comportata da signora e con uno strano groppo in gola a cui non riesco a dare spiegazione, torno a casa.
Non tiriamo conclusioni affrettate, era solo fine maggio.

domenica 27 novembre 2011

Let's do it old... nomore!

L'altro giorno, incorniciata da un poetico scenario (erano le quattro e mezza, il sole tramontava e noi lavoravamo illuminati solo dalle luci dei mac) mi lancio con impeto ad esporre la mia nuova idea a Compagna di Sventure.

Io: - No sai, io pensavo di rifare tutta questa camminata ma studiare bene la prospettiva... bla bla bla... i piedi vorrei disegnarli proprio come orme perchè i tondini mi confondono ... bla bla bla...
Compagna di Sventure: *occhio da triglia"
Io: - Che poi pensavo, i personaggi della storia che ho scritto, di realizzarli in pachwork... bla bla bla...
CdS: *occhio da trigllia"
Io:  - E lei trovo sarebbe adorabile tutta giallina con un fiorellino tra i capelli... bla bla bla

Di norma, quando CdS guarda qualcuno con l'occhio da triglia, significa che non lo sta ascoltando affatto. Al contrario nella sua testa viaggiano a intermittenza le seguenti parole: SEI UN IDIOTA!
Ma il mio sproloquio continua:

Io: - So che può essere molto impegnativo ma penso che potrebbe rendere bene... bla bla bla...  Che ne pensi?
CdS: *occhio da triglia"
Io: - Stai pensando che sono un'idiota vero? Occheeeei...
CdS: *avvicina due dita alla bocca, le allontana, le avvicina...*
Io: - Ah, quindi tu non hai ascoltato niente, hai spento il cervello e sostituito il SEI UN IDIOTA con SIGARETTAAAAAA...
CdS: *sorride*

Scendiamo le scale e andiamo nel bagno di sotto dove di solito fumiamo, un po' come dei liceali stronzi. La prospettata pausa aveva donato a CdS nuova linfa ed energia quindi, convinta che stavolta mi avrebbe ascoltata, le racconto il sogno di quella notte, chiedendole di analizzarmi, perchè mi aveva inquietata parecchio: sorvolando la mia fissa onirica per i cubi di rubik, quella notte i miei pensieri erano talmente aggrovigliati da portarmi a sognare le mie compagne ciniche (non tutte, solo quelle accoppiate) in dolce attesa. Così, ansiosa di provare le stesse emozioni, avrei confidato il mio desiderio ad una compagna che prontamente mi consigliò di cercarmi prima un uomo...
"Ma  per trovare un uomo sarò sempre in tempo! Ora la mia priorità è questa"

(ecco, mi fa talmente impressione che solo ora mi rendo conto di non riuscire nemmeno a descrivere il sogno come si deve...)

Tornando del mondo reale:
Cds: - E' IL TUO OROLOGIO BIOLOGICO, LO VEDI? SEI VECCHIA! SEI VECCHIA!!!
Ma no, non credo, le spiego. io avrei detto il contrario: la mia priorità è trovare un uomo... e Basta! Infatti non a caso le protagoniste del sogno erano tutte quelle ormai... diciamo "sistemate". Le altre no.
CdS: - Ma chi te lo dice che noi siamo "Sistemate"... magari V. mi lascia...
Io: - Se ti lascia lo picchio! Anzi, lo faccio arrestare per furto e pedofilia...
CdS: - No guarda, se mi lascia lo gambizzo col femore che ho a casa... ma a pensarci bene... io non c'ho voglia... se mi lascia... Ciao. Però che sbattimento pensare di rimettermi in cerca... non ho voglia. Anche se mi tradisse, andrei dalla ragazza in questione a spiegarle che l'unico motivo per cui sono arrabbiata... è che non ho proprio voglia di sistemarmi e andare di nuovo a caccia! Lçovedi? SIAMO VECCHIE!
Io: - Riflettendo, se ripenso a com'ero l'anno scorso, carina, trucata, profumata... quest'anno non mi trucco nemmeno per andare a ballare... siamo vecchie compagna...

Bisogna correre ai ripari, e alla svelta. Riconoscere il problema è il modo migliore per risolverlo, giusto? Quantomeno è un buon inizio...
Quindi


Bad Carrot will be Back
Soon

giovedì 24 novembre 2011

Dammi mille baci e poi cento e ancora altri mille

"Laide lo succhia per due assi"

Ehm no, non l'ho letto sulla porta di un bagno delle scuole ciniche. Questa frase vorrebbe essere il listino prezzi di una prostituata, Laide appunto (assai economica e pare, esperta nel sesso orale), scritta sul muro di un Foro Romano.
Leggendo Dammi mille baci di Eva Cantarella non mi stupisco che alcune cose a scuola, venissero taciute, anche se saperle avrebbe reso molto più divertente e interessante la storia romana.
Finito "L'ambiguo malanno", un libro della stessa autrice che tratta della condizione femminile nel mondo classico, ero un po' delusa: mi era sembrato così noioso, tanto da arrivare a sentirmi un'ignorante, ma subito rincuorata da un'amica ben più intellettuale di me, che l'aveva trovato ugualmente molto ostico. Così, sebbene la copertina mi attirasse da morire, i dubbi non mancavano.
Ma leggendo la seconda pagina sono spariti tutti, rimpiazzati dalle risate scomposte.
Il libro abbraccia una materia davvero complessa ma ne parla con leggerezza, senza superficialità, trattando gli argomenti e approfondendoli con gossip e testimonianze letterarie che di aulico hanno ben poco. Racconta amori dovuti, proibiti e possibili, parla di rapporti famigliari, esalta le mogli esemplari e chiarisce le regole dell'amore omosessuale, fino a toccare il tema dell'aborto, un tempo accettato ma diventato crimine in quanto privava gli uomini del privilegio di decidere sulla vita della prole.
Una meraviglia, davvero. E non vedo l'ora di leggere I supplizi capitali!

martedì 22 novembre 2011

Meet the media what??

Ci terrei a dedicare un caloroso ringraziamento alla Regione Lombardia, alla Camera di Commercio di Milano e a Meet the Media Guru, il programma culturale che dal 2006, permette la diffusione dell'innovazione digitale e l'incontro con i suoi protagonisti a livello internazionale.
Quest'anno, per la sesta edizione del programma, l'ospite atteso era John Lasseter, direttore creativo della Pixar, atteso alle 21 di ieri sera presso il teatro Dal verme di Milano. L'evento avrebbe anticipato la mostra PIXAR, 25 anni di animazione, che aprirà domani e rimarrà al P.A.C. fino al 14 febbraio.



Attendevo con ansia l'arrivo di questa serata da due settimane. Mi dissero che per partecipare all'evento era necessario iscrivermi e ho provveduto quindi, una volta informata che la consegna dei pass sarebbe avvenuta alle ore 20,30, mi presento puntuale davanti al teatro diciamo per le otto, incontro i miei compagni cinici e scopriamo che il professore è assente giustificato: guarderà l'evento in streaming comodamente seduto sul divano.
Fuori però c'è un po' di gente.... un po' troppa gente... chiediamo a qualcuno se siano iscritti anche loro e riceviamo solo risposte affermative ma essendo davvero tanti, formiamo un delizioso effetto Burns (andate al quinto paragrafo) e rimaniamo tutti fuori al freddo. Mi sono iscritta da due settimane... tsk gente dietro di me l'ha fatto due mesi fa!
Alle nove meno cinque, senza che avvenga la consegna del famigerato pass, riusciamo ad entrare ma, essendo il teatro ormai pieno, ci chiedono gentilmente di accomodarci nella saletta delle proiezioni dove potremo seguire l'evento in streaming.
Sul megaschermo compare il viso sorridente di Maria Grazia Mattei che, dopo una breve presentazione, introduce sul palco il presidente Roberto Formigoni per i ringraziamenti di sorta. Della durata di un quarto d'ora.
 - Forse Lasseter è in ritardo?
 - No, probabilmente sarà fuori con gli altri e non riesce ad entrare...
Ma finalmente arriva, introdotto da una breve siglettina che forse in sala hanno anche visto. Noi no. Sullo schermo c'era questo:

"PER QUESTIONI DI DIRITTO D'AUTORE, 
ALCUNI CONTENUTI MULTIMEDIALI
NON POTRANNO ESSERE DIFFUSI"

...
Ed ecco John. Saluta, ringrazia e si presenta. Poi inizia a raccontare la sua storia, dall'infanzia all'università, fino ad arrivare al 1986, anno in cui Steve Jobs acquistò la LucasFilm, da quel momento Pixar. Detto ciò, introduce alcuni dei suoi lavori storici, ovvero i corti Nitemare (1980), Luxo Jr. (1986) e Knick knack (1989) introdotti - per noi reietti - dalle parole

"PER QUESTIONI DI DIRITTO D'AUTORE, 
ALCUNI CONTENUTI MULTIMEDIALI
NON POTRANNO ESSERE DIFFUSI"

...
A quel punto mi sono alzata e ho seguito la folla diretta verso l'uscita.
E adesso direi che due osservazioni ci stanno:
Quale razza di organizzazione non è in grado di informarsi sulla capienza di una sala teatrale, lasciando che le iscrizioni affluiscano a frotte, senza alcuna moderazione? Voglio dire: organizzare un evento non significava munirsi della documentazione necessaria? In caso era sufficiente fare uno squillo in biglietteria e te lo dicevano subito!
Poi mal che andava, una volta raggiunto il numero massimo si inviava una bella mail agli sfortunati ritardatari mettendoli in lista d'attesa. C'è riuscita Esterni l'anno scorso, perchè voi no?
Inoltre, che senso ha diffondere un evento in streaming quando il contenuto fondamentale del suddetto è protetto da diritti d'autore e pergiunta non può essere proiettato? Ascoltiamo Lasseter che parla di aria fritta? No, bello il corto, mi ha toccata così tanto quella schermata nera con le scrittine... eh? Davvero? C'era anche *cosa a caso che non posso scrivere perchè non l'ho visto, il corto*???
Che poi, per noi reietti rinchiusi nella saletta proiezioni era difficile fare un collegamento diverso da quello dello streaming? Facciamo i cartoni animati, sarà mica difficile attaccare due spine...
No, grazie! Rinnovo il caloroso ringraziamento a tutti voi per questa serata... e io che l'altra sera mi sentivo quasi in colpa mentre guardavo un film della Dreamworks... tsk!

mercoledì 9 novembre 2011

Consigli per gli acquisti

Oggi, mentre bazzicavo alla Feltrinelli mi sono imbattuta nella più alta strategia di marketing mai vista in vita mia


Giuro che se non avessi già pagato (e speso tutti i soldi che avevo) lo avrei comprato immediatamente! 
Geni!!!

lunedì 31 ottobre 2011

Io amo il mondo (ma sono una brutta persona)

Sono un po' preoccupata.
Ieri sera, dopo tanto tempo che non davo un'occhiata, sono entrata nel mio account Histats, un sito che anaizza l'audience online e prodiga affascinanti notizie sui lettori dei blog (se volete informazioni più precise e curiose in merito, pigiate qui. Si parla di shynistat ma la minestra è la stessa).
Come vedete, questo sito mostra anche quali parole chiave digitate su google hanno indirizzato il lettore al tuo blog. Ed è proprio qui che sta il fascino della faccenda perchè, analizzando i termini con attenzione, è possibile trarre un vago profilo del proprio audience. Ed è sempre qui che nasce la mia preoccupazione, perchè se nel mondo del marketing, prodotto e target si influenzano a vicenda, posso dedurre che in qualche modo i lettori rispecchino me. No?
Esaminando i termini più usati che conducono al mio blog, 'audience risultante può essere diviso in due gruppi dominanti:

Le casalinghe pseudoartiste
 - citofono vintage (e citofoni vintage, sarà un BISNESS che tira un casino!!!)
 - Illustrazioni vintage la bella addormentata (ho una foto molto carina in cui dormo, sono bella, sono vecchia quindi vintage e sono addormentata, ve la mando, basta chiedere)
 - calzini viola matrimonio (no dai!)
 - aspirapolveri (...)
 - nomine direttori radio (eh?)
 - lampada medusa eat arts (brava! scaricate la lampada medusa eat arts, FATELO TUTTI)


I disadattati sociali
 - dito medio mare (a mio parere invece una vacanza farebbe proprio bene)
 - nanismo (grazie, è incoraggiante che questa ricerca porti proprio al blog di una persona bassa. Non nana grazie, zippata)
 - calcio nel sedere (fallo, non cercare, se vuoi ti spiego come si fa)
 - dito medio cattelan (ma non è interessante, alla fine trattasi di un'opera d'arte. La prossima volta troverò anche la MERDA D'ARTISTA di Manzoni tra le parole chiave...)
 - mattoni nella borsa (non voglio esser complice di qualsicvoglia pestaggio violento. Qui non troverete spunti)
e, duslcis in fundo

DITO MEDIO ANIMATO!!!

Perchè tutti questi diti medi conducono persone incazzate al mio tenero, piccolo blog? E se è vero che l'audience mi rispecchia, dovremmo concludere che forse un po' incazzata lo sono anch'io? No dai, non fino a questo punto. Solo che scrivere cose felici e allegre, a meno che non si tratti di aneddoti divertenti, non è che mi soddisfi così tanto... E' che di questi tempi manca il gossip a rendere tutto più frizzante e pepato.
Quindi, per ristabilire un po' l'equilibrio all'interno dell'audience e del mio ego (non proprio ma un po') ferito, mi limiterò ad interrompere i post con frasette allegre e casuali, senza nessun nesso con quanto raccontato. Tipo
 - io amo il mondo e il mondo mi ama
 - buongiorno mondo, oggi sono felice
 - il cielo è seeeeempre più bluuuuu
 - il sole splende e scalda il mio sorriso



cose così... poi vewdremo che succede...

Once upon a time we had brains

Poi qualcuno inventò la calcolatrice.  E ora chi li sa più fare i calcoli in colonna?
Migliaia di anni fa il nostro naso era simile a quello di una scimmia ma trascorrendo molte ore a pelo d'acqua, sviluppò la sua forma sporgente per impedire all'acqua di entrare nelle narici e ostruire le vie respiratorie.
L'australopiteco si evolveva, l'homo informaticus inventa macchine che lavorino per lui.


Ogni volta che la tecnologia sforna qualcosa di nuovo, tutto ciò che è stato prima viene cancellato dalla nostra memoria, gettato via quando solo ieri riponevamo in esso tutta la nostra fiducia, sentendoci persi qualora quel qualcosa fosse venuto a mancare. Carta e penna, queste sconosciute, ormai le uso solo per prendere appunti. O per disegnare...
Un tempo, per comunicare venivano utilizzati i segnali di fumo, più tardi i nostri messaggi vennero affidati ai piccioni viaggiatori (lasciamo che lavorino per noi), e via così fino al giorno in cui, più o meno verso la metà dell'800, venne inventato il citofono e, come dissi qualche mese addietro, ripenso con nostalgia ai pomeriggi in cui l'amico di turno passava a suonare ricordandomi che era ora di scendere in cortile. Poi va beh, per chi abitava più lontano, il telefono faceva giusto al caso ma, nell'eventualità che qualcuno trascorresse molte ore fuori casa, i cellulari funzionavano ancora meglio! Io ho dovuto attendere fino ai quindici anni per averne uno. Mia cugina mi diede il suo numero che di anni ne aveva undici. Non che la invidiassi: l'ansia dei miei genitori cresceva esponenzialmente giorno dopo giorno: "Dove sei? Cosa fai? Quando torni? Come mai non hai risposto"? "Mamma ero in aula ad ascoltare l'esame della mia amica, hai beccato la mezz'ora sfigata, era il caso di chiamarmi otto volte"??? (giuro che è successo)
Arrivò così il 2008, l'anno in cui venni introdotta nell'azzurro mondo di Facebook. All'inizio avevo tipo 10 amici (e mi sentivo una PR!), lo usavo solo per giocare e qualche volta caricavo una foto. Ci ho messo sei mesi a capire come funzionassero i messaggi collettivi, per colpa della mia incapacità mi son persa pure un paio di cene organizzate dalle compagne universitarie ma dopo un po' ci ho preso la mano. Ora di amici ne ho qualcuno in più ma alla fine quelli che sento son sempre gli stessi.
Sempre della serie "torniamo indietro all'età del ferro e citiamo cose di nessun interesse", una sera quest'estate, la mia coinquilina londinese tirò fuori una discussione interessante, facendo notare come fosse cambiato l'approccio amoroso tra ragazzi: se un tempo conoscevi qualcuno di interessante ed eri abbastanza spigliato, dopo aver chiacchierato per un po', il passo successivo era chiedere il numero di telefono. Oggi la conversazione è seguita solo dai saluti, raramente si pongono domande e, una volta a casa, si apre facebook in cerca del profilo della persona in questione. Nessun imbarazzo, tantomeno il timore di un rifiuto. E anche nel caso in cui la conversazione non fosse avvenuta, è sempre lecito chiedere l'amicizia a qualcuno... chiedere il numero di telefono richiede un po' di coraggio alla fine.
Quel social network è così comodo da rendere inutile iil più tecnologico degli smartphone.
Perchè facebook è gratis, ormai ci siamo tutti, quindi tanto vale comunicare direttamente da lì, si fa prima e costa meno. Tutto vero, basta mantenere un equilibrio, dare il giusto peso alle cose senza perdere il senso della realtà.
Peccato che a volte accada esattamente il contrario. L'altro giorno ad esempio, quando l'uscita di un'"amica" ha confermato queste teorie covate da mesi.
Senza entrare nel dettaglio dei fatti (altrimenti qui si rischia la sublimazione dei lettori), diciamo che costei affermava che io fossi sparita, motivo che le aveva impedito di aggiornarmi sui dettagli della cena previssta per la serata.
SPARITA???

WTF???
Non so voi, ma io ero rimasta all'antico significato della parola, ovvero non rispondere al cellulare per tre o quattro volte di seguito, ignorando eventuali messaggi e, qualora arrivasse una telefonata sul telefono fisso, lasciare i genitori senza alcuna informazione da dare alla persona dall'altro capo del filo. E quando mai. Io ero a casa, nella mia cameretta a guardare un film. Il telefono appoggiato sul comodino non ha dato segni di vita per tutto il pomeriggio. In tutto questo, ho dimenticato di dire che la pagina di facebook era chiusa. Offline, non sparita. OFFLINE. Ma ce l'hai il mio numero, pezzo di idiota??? E allora perchè non mi telefoni, prima di chiamare la polizia e mettere la mia foto sui cartoni del latte?

Dai!

domenica 23 ottobre 2011

La saggezza delle sit com #1

(e non sono ancora sicura che a questo seguiranno #2 o #3... però fa figo dai!)

Sheldon: Stai per caso insinuando che i miei problemi emotivi non sono diversi da quelli di una persona stupida?
Amy Farrah Fowler: A dire il vero alcune ricerche hanno dimostrato che il nom pensare troppo permette ai meno intelligenti di gestire meglio i loro sentimenti.

Lo sospettavo...

sabato 22 ottobre 2011

Trova le differenze

Oggi miei cari vi mostrerò le realzioni suscitate dalla isione dello stesso film, proposto in due contesti differenti.

Trattasi del cortometraggio d'animazione di Michael Dudok de Wit, "Father and daughter", vincitore del premio oscar come miglior film d''animazione nel 2000.

Ora munitevi di fazzolettini e buona visione.
 
 
Università degli Studi di Milano, per gli amici ViaNoto, durante una lezione di storia del cinema d'animazione:
Mentre gli studenti si asciugano le lacrime, una ragazza alza la mano con timidezza. Le viene data la parola:
 - Il film mi ha colpito molto. Io credo che quella barchetta dove la signora va a rannicchiarsi sia emblematica, stia a simboleggiare l'utero che l'accoglie nuovamente, dandole nuova vita, riportandola indietro al momento in cui aveva perso il padre, per ricongiungersi con esso. 
Un'altra mano si alza, la studentessa ci tiene a precisare:
 - Anche la forma della barca ricorda proprio una mandorla, che se non sbaglio, nell'iconografia viene interprtetato come simbolo di rinascita...

Scuola Cinica per gli amici Scuola Cinica, durante una lezione di storia del cinema d'animazione
Il film è partito da un paio di minuti:
 - Oh ma la bici del padre è ancora lì... e non gliel'hanno ancora scavallata?

mercoledì 19 ottobre 2011

Non ci siamo.

Carissimi lettori, amici bloggherecci e non, oggi ho bisogno di voi.

Quando decisi di aprire un blog, pensai di farlo solo per me. Poi di base - si parla del lontano 2007 -  ero scema io perchè ignoravo totalmente cosa fossero il social networking e i commenti (commenti? Oh ma guarda... il mio non lo commenta nessuno...). Col passare del tempo abbandonai l'idea, arrivarono myspace, facebook, twitter, balle varie e iniziai a leggere il blog di un'amica, a commentarlo e ripresi l'idea di aprirne uno, ben consapevole di desiderare qualche lettore e con lo spirito istrionico pronto a uscir fuori (e infatti la parte della scema mi viene benissimo!)

Dopo quattro anni, due profili myspace, uno su facebook e tre blog, mi rendo conto di non essere nemmeno un po' nerd e di non capirne una bega.

In pratica, mi fecero notare (e lo notai anch'io) che il mio piccolo blog, pur comparendo nei blogroll altrui (che carini, mi fa tanto piacere che qualcuno legga le boiate che pubblico!!!) non si aggiorna. Col risultato che qualcuno probabilmente si sarà pure rotto le palle di una che non scrive mai. Ma lungi da me smettere di scrivere boiate! Quindi, aiuto: quale impostazione devo modificare per far si he il mio blog vi compaia aggiornato?



Tra l'altro, prima ho fatto un saltino sulla home, dove una nuvoletta mi suggeriva di "rendere la mia pagina più carina", con tanto di foto nuziale di William e Kate. Ecco no. Il template regale non lo voglio, grazie!


AGGIORNAMENTO LAMPO DELLE VENTIDUE E TRENTASEI: non è vero! Mi aggiorno! Avevo cercato di risolvere il problema pochi giorni fa ma sembrava non esser cambiato nulla. E invece si! Allora è vero che scrivo sempre boiate :D

domenica 16 ottobre 2011

Strategie d'attacco

Guardate questo video e lasciatevi ispirare


proprio come hanno fatto governo e forze dell'ordine per prepararsi al meglio ad affrontare l'arrivo degli indignados a Roma.
Forse una manifestazione pacifica non avrebbe fatto comodo al loro scopo. Perchè i comunisti sono brutti, cattivi, violenti, fuori corsoe sempre impegnati a scrivere cattiverie e diffamare i poveri vecchi cantautori italiani. Bisogna convincere tutti, ma proprio tutti della veridicità di queste parole, quindi intercettare le suddette diffamazioni e lasciare che i Balck Bloc di tutto il mondo si servano dell'internet per organizzare il loro incontro nella capitale.
Giunto il giorno della manifestazione i Black Bloc, puntuali si presentano davanti allo stupore di tutti e s'impegnano con ogni mezzo possibile a spargere violenza, incendiare camionette dei carabinieri e cassonetti, deturpare chiese e monumenti, spaccare vetrine.
Alla faccia della manifestazione pacifica... ora che l'opinione pubblica è in allarme, finalmente entrano in gioco le forze dell'ordine, ma i Black bloc, che sono grandi e grossi, armati di molotov, lacrimogeni e randelli li lasciano stare, magari li arrestano... forse, mentre l'unico idiota gravemente ferito è ovviamente un manifestante qualunque col suo cartellone del cazzo (cit).
Altro che bandiere colorate, musica e allegria. I comunisti sono pericolosi, vi sarete convinti una volta per tutte? Avete visto come hanno ridotto strade e monumenti? E il 70 feriti? Eddai!

Che poi, trasportata dall'onda dell'ispirazione pensavo: sarà mica che anche la sinistra abbia imparato qualcosa dall'emerito?
No perchè probabilmente, nel lontano millenovecentonovantaquattro, mentre il signor B iniziava la sua scalata al potere, un pensiero simile baluginò nella mente del buon Prodi e i suoi: diamogli fiducia, lasciamolo fare. In pochi (?) anni manderà l'italia a puttane e ridurrà i cittadini in condizioni di miseria, rubando loro quei pochi soldi risparmiati. Lasciamo che tra i suoi s'insinuino mafiosi e diavoli tentatori con l'agendina carica carica di numeri di escort. Un giorno gli italiani, stanchi di false promesse e incazzzati come faine, rendendosi conto che, oltre alle escort il premier sta fottendo tutti loro, si rivolteranno e, armati di quel poco che è rimasto, lo manderanno via a calci in culo... E il paese sarà nostro.

Mmmh un pensiero piuttosto articolato... magari fosse vero...

mercoledì 12 ottobre 2011

Con affetto eh!

So che in questo momento ci sarebbero problemi infinitamente più grossi e seri di cui parlare. Però so anche che affrontare argomenti di quel tipo è impegnativo e richiede freschezza mentale, assente al momento. E non solo da queste parti.
Quindi farò un appello: vi prego, quando fate delle scelte che coinvolgono altre persone e soprattutto vendereste anche vostra madre perchè le altre persone vi seguano tirando fuori gli spunti più arguti, per favore, nel momento in cui le cose iniziano ad andare male, evitate di scaricare tutta la merda del caso all'altra persona (la quale avrebbe volentieri continuato a farsi gli affari suoi), prendetevi le vostre responsabilità e non lasciate strascichi. Evitate dunque quell'atteggiamento di superiorità perchè  quelle scelte le avete fatte VOI e nessun altro e se prima eravate totalmente superflui, cose di cui si poteva fare tranquillamente a meno, ora non è cambiato proprio nulla.

mercoledì 5 ottobre 2011

Vacanze coatte

Mentre in italia si discute di vecchi confusi (chi fa chiudere Wikipedia, chi Nonciclopedia, sempre vecchi e confusi sono), di concorsi fotografici fumosi e poco convincenti, di giobvani presunti assassini magicamente assolti dopo quattro anni di carcere, io mi godo le mie vacanze coatte.

No, non sto sorseggiando un mojito sulle sabbie del Papeete. Coatte nel senso di "forzate".

Due giorni fa avrei dovuto tornare a scuola ma purtroppo, visto che le notizie ciniche son più veloci di un neutrino sul gran sasso, sabato pomeriggio siam stati avvertiti che così non sarebbe stato.

Perchè i contratti non ci sono, finchè il bilancio non verrà approvato niente sblocco dei contratti, ma il comune - questa è fantascienza - è ben disposto. La cultura prima di tutto: ben disposti a sbloccare le assunzioni, concedono anche finanziamenti fino a giugno ma si scontrano con la Fondazione, che di stipulare finalmente i contratti non ne ha proprio voglia. E di approvare il billancio preventivo tantomeno.

Così la situazione, da fantascientifica si trasforma in qualcosa d'inconcepibile anche per la mente di Philip Dick: gli studenti protestano perchè vogliono tornare a scuola e tutti uniti e incuranti del caldo, presidiano sotto la sede della Fondazione.

Finalmente una risposta che sembra riportare i fatti alla normalità: "Noi vorremmo far partire i corsi, purtroppo però con questa nuova amministrazione manca il rapporto di fiducia che ci legava alla precedente".

Ah ecco. Potevate inventare una scusa più fantasiosa eh?

Ecco, torniamo anche noi alla normalità, io non sono in grado di spiegare il burocratichese, ma se volete, ecco la situazione sppiegata un po' meglio: qui qui qui e qui.

mercoledì 28 settembre 2011

La pelle che abito

Robert Ledgard è un chirurgo impegnato nella ricerca, ancora illegale, volta alla creazione di una pelle resistente e transgenetica. Vive nella sua casa/ clinica insieme alla governante Marilia e a Vera, una ragazza su cui sperimenta le sue ricerche. Per lei Robert sembra provare una vera e propria ossessione: la tiene segregata in una stanza e la spia attraverso alcuni schermi mentre lei, indossando sempre una tutina color carne, strappa i vestiti e riempie i muri di scritte e disegni, utilizzando cosmetici vari.
Un giorno Zeca (o "Il Tigre"), criminale in fuga e figlio di Marilia, cerca rifugio dalla madre e, scorgendo per svaglio Vera, riconosce il lei Gal, la defunta moglie di Robert con la quale era fuggito. Violenta così la ragazza e viene ucciso dal chirurgo giusto in tempo.
Marilia confessa a Vera di essere la madre di Robert, rimasto vedovo dopo che Gal, rimasta carbonizzata durante un incidente, vedendo la sua immagine riflessa nello specchio si getta dalla finestra. Tutto ciò accade davanti alla figlia Norma che, traumatizzata, seguirà lo stesso destino.
Il rapporto tra Vera e Robert è ambiguo: chi è lei, perchè Robert la tiene segregata in quella stanza e soprattutto, cosa prova Robert per la ragazza? Lei vorrebbe chiarezza mentre lui, dopo la violenza, decide di lasciarla libera, ritenendo di poter concludere gli esperimenti.
Quella notte, dopo aver fatto l'amore con Vera (o non fatto...), Robert torna con la mente a sei anni prima, la sera in cui la figlia Norma, ancora viva, venne violentata da Vicente.



Che poi... violentata... diciamolo, lei non è che stesse bene! E dopo aver visto morire la madre potrebbe andare ben peggio! La ragazza è confusa, getta via i sandali, getta via il golfino ed esprime il desiderio di correre nuda per il bosco... Vicente potrebbe aver frainteso le sue intenzioni, rendendo così labile il limite tra torto e ragione, vittima e aguzzino.
Il dubbio percorre tutto il film: una storia circolare dove, dopo aver scatenato la più grande confusione, ogni nodo viene sciolto.
Tematiche come l'omosessualità, la malattia e il ritorno sono abitudini per Almodovar che qui però si è spinto un po' oltre, stupendomi ed affascinandomi non poco.
Così a caldo direi NOVE!
Io ci sono arrivata dopo aver visto la maschera, voi?

lunedì 26 settembre 2011

Limitless

Venerdì sera sono andata a sentire (per la prima volta dopo tre concerti biecamentedisertati) Gamba the Lenk e la Presy Band. Giuro, non mi divertivo così da una vita. E loro sono davvero bravi.
Alle undici e mezza, essendo davanti all'unico locale senza marciapiede davanti, mi invento un gradino su cui accasciarmi, senza la minima intenzione di mimetizzare la stanchezza (di solito lo sbadiglio è più discreto).
La Presy Band inizia a suonare all'una.
All'una e mezza, dopo il secondo mojito, sto ballando sotto il palco, allegra, beata e circondata da perfetti sconosciuti.
Alle tre e mezza sono tutti stanchi morti. Tranne me.

E così, dopo tanto, tantissimo tempo che non accadeva e quasi ne sentivo la dolce nostalgia, sabato mattina succede di svegliarmi in compagnia. Accanto a me, o meglio dentro di me...

Il simpatico mal di testa del dopo sbronza! 

Leggero per fortuna. Ma per nulla intenzionato ad andarsene. Mi ha accompagnata a pranzo, ha guardato con me qualche puntata di Passepartout, era lì quando ho preso la solenne decisione di andare a vedere Paolo Rossi a Monluè. Quello o nient'altro!

Alle undici (di sera) mi risveglio in posizione stellare, con le pieghine del cuscino tatuate sulla faccia e Harry Potter un po' storto lì a fianco.
E ieri a Milano c'era la notte bianca...

Tsk! Questo si che è un sabato sera trasgressivo!!!

sabato 17 settembre 2011

50(0) days of London

Odio fare bilanci e trarre conclusioni ma alla fine è così, sono tornata e appena ho messo piede a Milano m'è sembrato di trovarmi in un mondo al contrario. Sarà anche che qui si guida a destra...
Alla fine ho resistito senza un lavoro ben cinquanta giorni. Ero partita per cercarne uno e, viste le testimonianze, avrei dovuto trovarlo dopo 2 giorni ma per quanto meravigliosa, Londra non è il paese dei balocchi. Se arrivi a fine luglio, sarà il lavoro a trovare te e non il contrario. Ma solo se hai fortuna a lungo termine. Perchè gli studenti arrivano a giugno e sono tanti. A luglio già diventa difficile leggere annunci alle vetrine. Ad agosto può capitarti di entrare in un bar, consegnare un curriculum ed esser rincorsa dalla proprietaria del locale a fianco perchè ha bisogno di una barista. E fin qui la fortuna è dalla tua, ma ti abbandonerà presto, non appena dimostri di non avere esperienza. Non che avessi millantato il contrario, i caffè li sai anche fare, ma il remake di "Le ragazze del Coyote Ugly" proprio no.
Così non demordi e continui a cercare, Londra pullula di pub e ristoranti italiani, con manager spagnoli, cuochi polacchi e camerieri from all over the world. Uno è il tuo coinquiliono abruzzese la cui fortuna, dopata di conservanti, gli ha permesso di presentarsi davanti ad una pizzeria con l'ultimo curriculum in mano, (consegnato solo perchè non voleva scartoffie inutili per casa) ed infine essere assunto. Se c'è riuscito lui...
Ma dopo un mese devi rassegnarti e affrontae la triste realtà. E dopo tutte queste righe potresti anche smetterla di parlare in seconda persona... è solo un'idea eh...
Alla fine essere disoccupati a Londra è sempre meglio che esserlo qui, e non parlo di politiche sociali (l'ho scoperto troppo tardi purtroppo), bensì di una città talmente vasta e piena di cose da fare e da vedere che nemmeno un londinese la conoscerà mai perfettamente.
Così ho deciso di girare, di giorno, di notte, col bus e a piedi. Si a piedi. Non c'è modo migliore per vedere tanta bellezza se non sulle tue gambe, tanto perdersi è impossibile. E se non ce l'ho fatta nemmeno io significa che è vero. E quando ero stanca mi fermavo e mi sedevo: non mancava mai una panchina, un marciapiede, una scalinata in cui poterlo fare.
Quante cose meravigliose perdono i turisti. Dagli aquiloni di Hampstead Heath (sono innamorata di quel posto) al Thames River path giù verso la Southwark Cathedral, fino all'East End, colmo di ristoranti indiani, cinesi, coreani, vietnamiti, arabi, pakistani, cingalesi dalle insegne fluorescenti. Ma anche i supermercati agli angoli delle strade, aperti fino alle undici, i charity shops di Camden e Portobello, il Blues bar dietro la palazzina Liberty a Regent Street. E chissà quante altre cose ancora.
Per il lavoro mi dispiace e molto: spesso mi è venuto il dubbio che fosse tutto tempo sprecato e la voglia di tornare e combinare qualcosa di più costruttivo mi è spesso passata per la testa, però forse pranzare davanti ad un laghetto assaporando delle meravigliose pennette al tonno chiuse in un tupperware e pensare a cosa fare quella sera, rendendosi conto di faro in inglese, non riesco a definirlo tempo buttto via.

" Alla fine ti renderai conto che tu sei cambiata... e tutto il resto no".

Dopo questa simpatica sviolinata sentimentale - lo sapevo, il rischio di caderci era alto - un paio di ringraziamenti ci vogliono:

 - Vorrei ringraziare calorosamente il fotocopiaro di Whitechapel, che ha i prezzi più convenienti rispetto a tutti gli altri centocinquanta fotocopiari (se servisse, tra l'altro, uscite dalla metropolitana di Whitechapel, andate verso il cetriolone - non serve che vi spieghi cosa sia, lo vedrete da soli - e camminate fino alla fine del mercato. Continuate a camminare e, accanto ad un parrucchiere vedrete una porticina. Leggete e salite le scale). Mi vedeva tutte le mattine, con me ha fatto gli affari e sospetto sia lui a dover ringraziare me per aver guadagnato milioni fotocopiando centocinquantamila curricula a vuoto...
 - Ringrazio un'amica per avermi insegnato la fine arte del trattare e il simpatico commesso di un negozio di cappelli a Camden per avermi permesso di esercitarla. Pagare dieci sterline una bombetta che ne costa venti, quando nemmeno la volevi comprare non capita tutti i giorni :D
- Come dimenticare il simpatico barman bulgaro meglio conosciuto come Mario - nome comunissimo in bulgaria tra l'altro... - per avermi allontanata con gentilezza dal locale in cui avrei voluto lavorare...
- Ringrazio e ricordo con affetti i commessi dell'appple store di Covent Garden, diventato il mio nuovo internetcafè aggratis che, nonostante mi vedessero tutti i santi giorni arrivare e scroccare la banda larga per ore e ore e ore, non si son posti troppe domande.
- Non so come avrei fatto senza i meravigliosi bagni del County Hall, puliti e sempre liberi, pronti ad accogliermi in quei momenti di difficoltà. Al museo però non ci son mai entrata. Quello costava...
- Non dimenticherò mai gli adorabili cuochi turchi della baracchetta del Camden Lock Market, per avermi intrappolata nel tunnel del wrap di spinaci, formaggio e salsiccia. Grazie. Non avrei saputo come fare senza di voi - infatti quando pioveva e voi non aprivatr mi sentivo persa - e ora che sono tornata sto vagando da due ore su google in cerca della ricetta. Grazie davvero. Maledetti.
- L'ultimo ringraziamento va al tabaccaio, sempre del Camden Lock Market. Non che foissero i suoi meravigliosi occhi azzurri a farmi tornare lì due volte a settimana, bensì le rizla argento (che si trovano lì e da nessun'altra parte!!!) però tanta bellezza non guasta mai. Grazie caro, per esserti ricordato di me, dicendomelo solo l'ultimo giorno... fda te ho lasciato un pezzo di cuore (e di polmoni...). Maledetto pure tu!


sabato 10 settembre 2011

Le avventure del signor Rossi nel paese delle bustine di thè

 Più e più volte mi chiedo perchè l'italiano medio decida di trascorrere le sue vacanze all'estero.

L'italiano medio, anzi, LITAGLIANO non impara le lingue, a lui non interessa e le trova inutili. A malapena conosce la sua.

Litagliano non viaggia da solo, preferisce muoversi in branco. In questo modo si sente protetto, sia dalla sua ignoranza delle lingue straniere (evitando così situazioni difficoltose e soprattutto imbarazzanti) sia ovviamente dalla reputazione di sfigato. Perché stare da soli è da sfigati.

Litagliano non parla, URLA. E se non urla con gli amici, urla al cellulare. E se non sta parlando al cellulare, canta URLANDO.

Litagliano non si adatta, non ne è in grado, non gliel'hanno mai insegnato.

Litagliano non dorme negli ostelli. Solo in albergo. Perchè l'ostello puzza ed è pieno di brutta gente sconosciuta, che potrebbe anche rubare qualcosa. Infatti non importa quanto litagliano decida di fermarsi. Lui avrà sempre sedici valigie.

Litagliano s'incazza quando, all'estero, la mattina non può concedersi l'espresso. Ma quella dell'espresso è solo la punta dell'iceberg. Non gli piace provare cose nuove. Ovunque lui si trovi va al ristorante italiano, ordina gli spaghetti o la pizza e ci rimane male perché non sono buoni come a casa sua. In alternativa sceglie il mac donald's.

Litagliano visiterà i quattro angoli più famosi della città senza spingersi oltre. Finiti quelli troverà un punto dove appollaiarsi insieme al suo branco e lì trascorrerà il tempo rimanente. Lì o per negozi.

Spenderà miliardi per vedere la statua di cera di Monica Bellucci (o divaacasomenoespressivadiuntavolino) ignorando posti più interessanti e soprattutto gratis. Infatti troppo spesso litagliano coincide con quello che molti chiamano TURISTA (altra razza da cui stare ben lontani): lui non scopre le cose, non vi si addentra e non mostra interesse. Si limita ad osservarle da fuori, come attraverso un vetro. E gli basta scattare una foto per sentirsi più ricco.

Qualche volta però litagliano decide di avventurarsi all'estero e cercare un lavoro, impresa ardua.

AIM LUCCCHING FORAJOBBE”! Sarà la sua frase d'esordio.

Scartato più e più volte, l'unico lavoro che gli verrà offerto è quello del bagarino. I suoi colleghi saranno altri itagliani con cui parlerà solo itagliano. Le sue mansioni consisteranno nel presentarsi al botteghino la mattina presto per essere spedito a comprare biglietti (su prenotazione di ignari turisti creduloni) in vari teatri. Li riporterà quindi al botteghino dove gli stessi turisti pagheranno quei biglietti il doppio se non il triplo. Per ogni biglietto acquistato, litagliano guadagnerà un tot fisso. Per questo lavoro vengono assunti solo e solamente itagliani.

Litagliano che invece ce l'ha fatta, da anni ormai ha abbandonato la terra natia e, dopo mille sforzi ha deciso di aprire un'attività all'estero, la lingua l'ha imparata. Conosce molto bene la città. Aprirà dunque un'agenzia, sfruttando il nome di una famosa scuola per conto della quale, affitterà gli appartamenti, all'oscuro della suddetta scuola, la quale si vedrà costretta ad affiggere un cartello poco sotto l'insegna, in cui assicura di essere la sola ed unica con quel nome e di diffidare delle imitazioni.

Poi ci stupiamo della nostra reputazione?

giovedì 8 settembre 2011

...

Hampstead Heath, una domenica pomeriggio...


Quante cose meravigliose si perde un turista... 
(Per scattare questa foto nessun cellulare - nè tantomeno bambini, padri di famiglia e aquiloni - è stato maltrattato. Solamente il mio coinquilino, ma poco, a cui ho fregato la digitale)

domenica 4 settembre 2011

Datemi una spranga

Ci terrei moltissimo a ringraziare un non ancora identificato gruppo di persone per aver trasformato il mio pomeriggio di ieri da spenierato e ricco di aspettative a riflessivo e inconcludente.
Sono rimasta bloccata circa un paio d'ore sull'autobus. Sotto di me una mandria di automobilisti in coda e qualche altro autbus. o pullman per l'aeroporto. Causa di tutto questo appunto, una manifestazione le cui motivazioni verranno sicuramente chiarite stasera, sul giornale.
Così, mentre osservavo quello spettacolo raccparicciante, avendo molto tempo per pensae, mi son venute in mente un paio di cose:
Ad esempio: perchè tra tutta la melma informe che annovera al suo interno imbecilli che lanciano sassi dai cavalcavia, poliziotti che sparano sulla folla manifestante, ladri del sabato sera che ti spaccano il finestrino per rubare forse qualcosa o forse no, non si è mai sentito di poveri imbecilli che iniziano a spaccare finestrini delle auto in coda?

Altro che arresto ed ergastoli multipli... a quest'ultima inesistente categoria io assegnerei la MEDAGLIA AL VALORE E LAUREA HONORIS CAUSA (in che materia ancora non so)
Perchè, e qui arriva la seconda riflessione, non capita spesso a Londra di vendere scene del genere, che invece a Milanno sono all'ordine del giorno.
Sempre osservando quell'affascinante fenomeno sociale chiamato traffico, ho cercato di trasferire quell'immagine dall'East End alla Circonvallazione. E mi son tornati in mente certi pensieri che son solita elaborare mentre la mattina calcolo il mio ritardo domandandomi se sia direttamente proporzionale al numero dele automobili per strada o inversamente proporzionale al totale della massa cerebrale degli automobilisti. O inversamente proporzionale al loro numero.
In quei momenti 8un po' anche ieri) mi assale un desiderio demolitore che espresso come si deve vedrebbe me saltare giù dall''autobus con una spranga (o un palo qualsiasi) e iniziare a spaccare i vetri della prima macchina a caso, prendere il guidatore per il collo della camicia e chedergli, più o meno gentilmente

PERCHE' STAI GUIDANDO UNA STATION VAGON IN CENTRO A MILANO, DA SOLO, QUANDO CI SONO DEI MERAVIGLIOSI AUTOBUS CHE SE NON FOSSE PER TE (E PER I TUOI DEGNI COMPARI) SAREBBERO NUMEROSI E PUNTUALISSIMI?

Poi forse il poveretto, vista la mia tendenza a prendermela sempre con l'unico che non c'entra niente, avrebbe delle validissime motivazioni. Nessun problema, passerei al prossimo, ripetendo la scena tale e quale.
Si, perchè a Milano, il milanese medio sui mezzi mica ci sale. No! Nonostante la sua meta sia raggiungibile sia in autobus che con la metropolitana, lui non riesce proprio a fare a meno di poggiare il suo cuo grasso sulla sua automobile. Che poi io dico, osa ti sbatti a guidare quando puoi posare lo stesso culo grasso su un autobus e non pensare a nulla se non a scendere nel punto giusto? Il milanese medio ti risponderà che gli autobus sono lenti per via del traffico. Ma grazie. Peccato che quel traffico sia causato proprio da te e dalla tua mancanza di buon senso. oltre che dalla tua pessima capacità organizzativa. Infatti non è tanto la questione automobile, ma l'abitudine di occupare un posto solo su un'auto che te ne offre CINQUE! Metteti d'accordo con qualcuno evitando di occupare spazio ed inquinare aria non ti era venuto proprio in mente??? Eri troppo occupato a smadonnare per il traffico, la cui causa principale sei tu?
Ora vi prego, voi che una patente ce l'avete (e io no, ma di questo passo potrei anche andarne fiera) illuminatemi. Cos'hanno gli autombilisti, qual'è il loro problema?

sabato 3 settembre 2011

Era meglio l'underground

Allora, dunque. Eravamo rimasti alla costruzione di un treno, ai binari e alle gallerie in mano a privati e alla sana lentezza inglese nel costruire le linee della metropolitana.
Prima di tutto ciò si parla di otto anni in cui io e il signor Lucone (al tempo era fisicamente generoso, ora sembra sia passato vicino ad un'aspirapolvere di quelle potenti) abbiamo continuato a scriverci. Coi soliti alti e bassi tipici di una donnetta isterica. spiego: dopo un week end abbastanza intenso, io parto senza interrompere i contatti. A volte mi telefona, a volte gli scrivo, robe così, senza impegno comunque. Un giorno il poverino ha la brillante idea di telefonarmi mentre sono in spiaggia e io l'altrettanta brillante idea di non leggere il display.. Non capisco niente, c'è vento... domando di nuovo e mi viene chiusa la chiamata in faccia. Richiamo senza ottenere risposta, sse non un messaggio con scritto: "Brava, fai in fretta a dimenticarmi di me" o roba simile.

...

Passano gli anni, nelle nostre case arriva quella stramaledizione chiamata FACEBOOK e il nostro eroe ricomincia a farsi sentire.
 - Sai che vivo a londra? perchè non vieni a trovarmi?
E infatti l'idea era quella (parlo dell'anno scorso), ma i voli costano, io e le mie amiche riusciamo a trovarne uno a prezzi ragionevoli solamente per fine maggio, lui da marzo dovrebbe essere tornato in patria. Non è che gli scrivo.
Peccato che lui, sempre per colpa di quella STRAMALEDIZIONE CHIAMATA FACEBOOK, vede le foto e ci rimane molto male. Me lo scrive anche!
Allora, visto che da quanto ho capito, lui ora vive in pianta satabile qui, adesso che torno, lo avviso, così nessuno ci rimane male e siamo tutti più contenti. Ciò che segue lo sapete già.
Arriviamo a martedì sera, dopo aver fatto i chilometri a piedi, raggiungo finalmente la mia porticina rossa e faccio per entrare, quando ricevo un messaggio. E' lui, mi chiede di vederci da soli per fare due chiacchiere. Se facessi una doccia sarebbe meglio, ma bypasso il tutto perchè casa mia dista dal centro qualcosa come tre quarti d'ora. Solo una richiesta: non facciamo tardi per favore perchè il giorno dopo devo svegliarmi alle sei. Anche prima.
Decide che non vuole fare le cose di corsa, rimanda tutto a mercoledì o giovedi. D'accordo, giovedì perchè l'indomani non so quando tornerò da Cardiff (questa gitarella è causa della mia levatacca).
Gioedì dunque mi faccio sentire io. Sai mai che ci rimanga male... Gli scrivo presto, altrimenti ora che arrivo a casa, ad Aldgate (barriera est tra la civiltà e la vita allo stato brado nella città di Londra) si fa notte.
Aspetto.
Aspetto.
Aspetto.
Aspetto.
Aspetto.
Aspetto (magari sta lavorando...)
Io e Gallagher andiamo a vedere il negozio di Vivienne Westwood e diamo un occhio se per caso lo stadio del Chelsea si trovi nei paraggi. Si fanno le otto.
Aspetto.
Aspetto.
Inizia a venirmi fame, trascino il povero Gallagher al supermercato e poi dritti a casa a collassare a letto.
E fu così che Lucone si dimostrò la donnetta isterica di otto anni orsono. 
Non che sperassi in un ritorno di fiamma sotto le stelle. Ma nemmeno in un ritorno di fiamma. Volevo solo fare due maledette chiacchiere e bermi una maledettissima birra. Però almeno avvisami che non puoi idiota. Che poi sei sempre tu quello che ci resta male...

venerdì 26 agosto 2011

Piccoli drammi fotografici

Pensavo che la disgrazia peggiore che potesse capitare, fotograficamente parlando, fosse avere a che fare con la mia coolpix S220. Rossa, piccola e alquanto ribelle. Da lei non si può cavare alcuna foto decente che non necessiti di lunghe ore di post produzione. Con lei l'esposizione è sempre o troppo chiara o troppo scura, ci mette trenta secondi a mettere a fuoco e quasi sempre con scarsi risultati e se la luce non è al massimo, le foto vengono mosse. la sua filosofia del colore poi è ancora da interpretare...
Tuttavia, dopo quel che mi è accaduto, ho realizzato che c'è di peggio.

La più grande disgrazia che mi può capitare, fotograficamente parlando è arrivare a Londra con quella piccola meretrice fotografica, che dopo dieci giorni di foto scadenti, si rifiuta di accendersi e ti costringe a fare le foto con il cellulare.
Ora, non vi sembra un insulto al buon gusto?

giovedì 25 agosto 2011

Dalle stelle all'underground

Ve lo ricordate il mio post sulla fauna metropolitana? Si parlava ovviamente di Milano.
Beh, qui dopo un mese tondo tondo posso affermare con sicurezza che le cose vanno in maniera diversa.
A cominciare dagli autisti dell'autobus che qui, se non stendi il braccino a mo' di autostoppista, non si fermano e tirano dritti per la loro strada. Poi il rinculo ce l'hanno anche loro e su un double decker, credetemi, non è piacevole, visto che il rinculo te lo esprimono sempre mentre sei sulle scale... 
Sui treni poi è tutta un'altra storia. Per prima cosa: quanto pensate potrebbero sopravvivere delle poltroncine imbottite in quel di Milano? Un'ora credo. 
Detto questo, e sottolineando che con tredici linee (si, tredici!!!) un posto lo si trova quasi sempre, bisogna riconoscere che ciò non accade però tra le cinque e le sette. In questo magico orario accadono però due fatti inspiegabili per un milanese: la metropolitana è piena, non ci sono poltroncine vuote, bisogna stare in piedi. L'inglese medio, con il solito garbo che lo contraddistingue, non ama addentrarsi troppo nel vagone e si unisce alla massa vicino alle porte. TU hai dunque tre possibilità:
  • ti unisci a loro sperando di starci
  • chiedi gentilmente permesso e ti addentri nell'area poltroncine
  • aspetti il prossimo treno (e via da capo)
Io di solito opto per la seconda, ma devi essere molto piccolo per farlo. Detto questo,è esattamente qui che avviene il miracolo. Se ricordate, vi dissi che a Milano è molto frequente trovare persone come dire... spaesate, che nonostante siano giunte ad una fermata di scambio, mantengono gelosamente il loro posticino davanti alla porta, impedendoti di uscire (senza picchiarli). Qui invece tu, giovane piccolo esemplare di straniera appostata in mezzo al vagone, riuscirai sempre ad evadere dal treno. Gli inglesi sono svegli. E le porte sono larghe.
Tutto ciò in realtà ha ben poco di magico. L'ho scoperto ieri sera, in un pub a London Bridge, mentre io e Lucone, per la prima volta dopo otto anni, ci siamo incontrati qui a Londra.
Lo conobbi al mare, avevo diciassette anni, lui diciotto e in una sera (o in un pomeriggio) qualcosa scattò in lui e decise che, nonostante la mia incapacità nella pratica della giocoleria, doveva avermi. Così la sera stessa mi portò sul tetto del teatro e mi baciò sotto le stelle. Partii due giorni dopo ma da allora ci siamo sempre scritti. Dopo un mese ho deciso di mandargli un messaggio, l'avevo fatto prima di partire ma dice di non averlo ricevuto. Ieri sera comunque mi ha proposto una birra. Ero stanca morta ma cosa faccio, rifiuto? 
Dopo un bel po' di strada e una cena sulla northern line raggiungo London Bridge e finalmente lo rivedo. Otto anni dopo e dieci chili in meno riesco a riconoscerlo, da lontano per giunta! Mi conduce al pub, mi presenta i suoi amici e iniziamo a chiacchierare riguardo il suo lavoro. Lui testa i treni! In pillole, per almeno venti o trenta volte al giorno, fa salire e scendere dei finti passeggeri da un treno fermo su un binario posticcio, altri addetti calcolano il tempo e decidono la larghezza delle porte, la posizione dei sedili e il numero esatto dei posti per invalidi. Mi racconta che ogni linea ha i suoi treni specifici perchè qui un tempo ogni linea apparteneva a privati che costruendo le loro gallerie, le resero una diversa dall'altra.  un treno della district non potrà mai entrare in una galleria della central. E fin qui c'ero arrivata: la central line è talmente bassa che pure io prendo le capocciate... Aggiunge poi che questi nuovi treni andranno a completare la quattordicesima linea,Scusa, ne hanno già tredici, sono tantissime.
 - Si, ma non abbastanza!
 - Noi ne abbiamo tre...  e quando la costruiranno?
 - Nel 2017... ahahah tra tre secoli! Sono un po' lenti, sai...
 - *pensando al giorno in cui vidi sulla cartina la fermata ASSAGO FORUM, diventata realtà solo a marzo* Se lo dite voi...
Ora, sempre ce siate ancora svegli e vigili, una conclusione è d'obbligo: due anni trascorsi a Londra ti fan dimenticare quanto l'italia possa esser lent...
Otto anni senza vederci e si chiacchiera di treni?
Ammettiamo di esser vecchi su!