sabato 3 settembre 2011

Era meglio l'underground

Allora, dunque. Eravamo rimasti alla costruzione di un treno, ai binari e alle gallerie in mano a privati e alla sana lentezza inglese nel costruire le linee della metropolitana.
Prima di tutto ciò si parla di otto anni in cui io e il signor Lucone (al tempo era fisicamente generoso, ora sembra sia passato vicino ad un'aspirapolvere di quelle potenti) abbiamo continuato a scriverci. Coi soliti alti e bassi tipici di una donnetta isterica. spiego: dopo un week end abbastanza intenso, io parto senza interrompere i contatti. A volte mi telefona, a volte gli scrivo, robe così, senza impegno comunque. Un giorno il poverino ha la brillante idea di telefonarmi mentre sono in spiaggia e io l'altrettanta brillante idea di non leggere il display.. Non capisco niente, c'è vento... domando di nuovo e mi viene chiusa la chiamata in faccia. Richiamo senza ottenere risposta, sse non un messaggio con scritto: "Brava, fai in fretta a dimenticarmi di me" o roba simile.

...

Passano gli anni, nelle nostre case arriva quella stramaledizione chiamata FACEBOOK e il nostro eroe ricomincia a farsi sentire.
 - Sai che vivo a londra? perchè non vieni a trovarmi?
E infatti l'idea era quella (parlo dell'anno scorso), ma i voli costano, io e le mie amiche riusciamo a trovarne uno a prezzi ragionevoli solamente per fine maggio, lui da marzo dovrebbe essere tornato in patria. Non è che gli scrivo.
Peccato che lui, sempre per colpa di quella STRAMALEDIZIONE CHIAMATA FACEBOOK, vede le foto e ci rimane molto male. Me lo scrive anche!
Allora, visto che da quanto ho capito, lui ora vive in pianta satabile qui, adesso che torno, lo avviso, così nessuno ci rimane male e siamo tutti più contenti. Ciò che segue lo sapete già.
Arriviamo a martedì sera, dopo aver fatto i chilometri a piedi, raggiungo finalmente la mia porticina rossa e faccio per entrare, quando ricevo un messaggio. E' lui, mi chiede di vederci da soli per fare due chiacchiere. Se facessi una doccia sarebbe meglio, ma bypasso il tutto perchè casa mia dista dal centro qualcosa come tre quarti d'ora. Solo una richiesta: non facciamo tardi per favore perchè il giorno dopo devo svegliarmi alle sei. Anche prima.
Decide che non vuole fare le cose di corsa, rimanda tutto a mercoledì o giovedi. D'accordo, giovedì perchè l'indomani non so quando tornerò da Cardiff (questa gitarella è causa della mia levatacca).
Gioedì dunque mi faccio sentire io. Sai mai che ci rimanga male... Gli scrivo presto, altrimenti ora che arrivo a casa, ad Aldgate (barriera est tra la civiltà e la vita allo stato brado nella città di Londra) si fa notte.
Aspetto.
Aspetto.
Aspetto.
Aspetto.
Aspetto.
Aspetto (magari sta lavorando...)
Io e Gallagher andiamo a vedere il negozio di Vivienne Westwood e diamo un occhio se per caso lo stadio del Chelsea si trovi nei paraggi. Si fanno le otto.
Aspetto.
Aspetto.
Inizia a venirmi fame, trascino il povero Gallagher al supermercato e poi dritti a casa a collassare a letto.
E fu così che Lucone si dimostrò la donnetta isterica di otto anni orsono. 
Non che sperassi in un ritorno di fiamma sotto le stelle. Ma nemmeno in un ritorno di fiamma. Volevo solo fare due maledette chiacchiere e bermi una maledettissima birra. Però almeno avvisami che non puoi idiota. Che poi sei sempre tu quello che ci resta male...

Nessun commento:

Posta un commento