martedì 14 gennaio 2014

#coglioneno. Per quanto triste possa sembrare.

Tre giorni fa ho promesso di smetterla con le lagne.
Non trovo lavoro, faccio schifo, non sono capace di fare nulla, nessuno mi vuole, morirò povera e disoccupata.
Basta! 
Tuttavia stasera, di ritorno dalla consueta lezione di lindy hop, anzi di swing, accendo il computer e mi imbatto nella campagna pubblicitaria ormai condivisa da una buona metà dei miei contatti, #coglioneno. E inizio a leggere. Fatalità, proprio in quel momento mia madre stava guardando Piazzapulita, ospiti gli Zero (creatori della campagna di cui sopra). La cosa stuzzica il mio interesse così, oltre al link, ascolto pure il discorso del ragazzo toscano (non so chi sia dei tre, giuro studierò) che da il colpo di grazia alla mia già fragile serenità.
Tornata in camera, condivido io stessa l'articolo e poi, cosa pericolosa e controproducente, inizio a riflettere.
Per prima cosa vorrei complimentarmi con gli Zero per l'idea e la capacità di virilizzare in poco tempo la campagna. Finalmente un'idea intelligente in mezzo alla marmaglia di schifezze che passa il web. Se avessi anch'io l'idea geniale, riuscirei - si, è un inizio - ad ottenere più visibilità. Invece pare proprio che nelle mie corde, la capacità di creare un prodotto virale sia estranea e sconosciuta. 
Purtroppo però, sebbene davvero una gran parte dei miei contatti avesse letto e condiviso la campagna, la paura che questa rimanga appannaggio degli "addetti ai lavori" senza raggiungere il pubblico realmente da sensibilizzare è viva. Gli amici che l'hanno condivisa sono anch'essi creativi e per la maggior parte (forse tutti), giovani. Chi l'ha letta idem, mentre il pubblico da raggiungere è ben più vasto e differente. Mi è venuta la malsana idea di allegare il link alla prossima email che spedirò. Ma anche qui il discorso deve prendere una piega leggermente diversa. Perché il mio problema è che fondamentalmente non mi si caga nessuno. Qualche volta ricevo offerte di lavoro gratis, ma gli stessi committenti sono studenti forse più disperati di me, ai quali non me la sento di chiedere soldi perchè sono la prima a comprendere la situazione. Io stessa sto avviando un'attività, sperando nel buon cuore dei collaboratori e finora nessuno di loro mi ha mandata a quel paese. Ci aiutiamo a modo nostro. éPer quanto riguarda le aziende invece, nessuna sembra interessata al mio estro creativo e alle mie capacitò. Non propongono collaborazioni gratis, semplicemente ignorano, perchè cercano qualcuno con esperienza, che possa garantire un lavoro professionale. Ma la domanda è sempre la stessa: Come faccio a crearmi un'esperienza se nessuno mi fa iniziare? Sarete mica nati imparati voi!
Potrei darmi da fare e cominciare qualcosa da sola. E qui giunge il terzo punto della mia riflessione (collegato anche alla mia incapacità di creare prodotti virali): non solo le aziende, ma gli stessi creativi e compagni di scialuppa sembrano disinteressati a quel che faccio. Pare lo considerino un'arte inutile. Se così non fosse, qualcosa salterebbe fuori, una richiesta, qualche consiglio... e parlo di quelli che un lavoro ce l'hanno, come i miei colleghi montatori, grazie ai quali tutto ciò che posso fare io risulta inutile perchè loro possono garantire un prodotto sicuramente di qualità inferiore, ma consegnato in tempi più rapidi. Non avranno la sensibilità di un animatore, ma ormai il mercato se ne fotte alquanto e punta tutto sulla velocità. L'ho imparato a mie spese. Quindi l'aspetto che più mi inquieta, è il fatto di conoscere creativi i quali, anziché aiutarsi a vicenda, considerino quelli che operano nel mio campo inutili e buoni solo a un pubblico di bambini. 
Così, ancora una volta mi trovo a domandarmi se anni di studio e impegno siano stati un buon investimento. Avrei fatto meglio a finire il liceo e cominciare a lavorare in un negozietto, in un ristorante, in uno studio medico. Probabilmente avrei una famiglia, di sicuro avrei una casa tutta mia e un po' di rispetto in più. Di una cosa sono fermamente convinta: quando avrò un figlio - e giuro, lo avrò -, e questo mi dirà che vuole studiare danza, arte, musica o design, lo iscriverò di corsa all'ITIS, oppure lo manderò a fare l'apprendista da un meccanico.
In un paese come l'Italia questo non significa distruggere i sogni. Purtroppo io la chiamo lungimiranza. 

8 commenti:

  1. Anch'io reduce da un liceo pieno di teoria e zero pratica. Ho cercato di rimediare con l'università. Vedremo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Speriamo... io ho fatto un po' e un po', più che altro ho cercato di rimediare con la specializzazione...
      in bocca al lupo !!!

      Elimina
  2. Il proposito sui figli purtroppo lo condivido :-( e lo dico io che ho battagliato coi miei per passare dalla facolta' grigia-ma-col-lavoro-sicuro alla facolta' verde-ma-dalle-prospettive-nulle. Spero che per quando ne avremo le cose siano migliorate :-) Abbraccione :-)

    RispondiElimina
  3. Purtroppo capita di pensare se abbiamo sprecato tempo... non mollare, è l'unico consiglio che posso darti!

    RispondiElimina