lunedì 20 febbraio 2012

#4: Il libro più brutto che abbia mai letto

Ributtiamoci a pesce in faccende di ben altro peso, va!

Non è una questione di lieto fine o meno. Ben poche conclusioni riescno davvero a soddisfarmi e stupirmi. Altri, nonostante la loro prevedibilità, li trovo comunque coerenti con la storia e il suo sviluppo. Altri non riesco proprio a mandarli giù. Il finale consolatorio ad esempio. Prevedibile come non mai, giocato grazie ad un deus ex machina improbabile o dovuto semplicemente al fatto che l'autore non sapesse cosa scrivere.
In secondo luogo il finale "trascinato". Una vienda che si conclude male, proprio perchè vissuta da protagonisti talmente inerti e passivbi da farti ripetere durante tutta la storia "Svegliati diamine! Fai qualcosa per favore, TIRA FUORI LE PALLE|!!!"
Il finale aperto viene subito dopo e, in comune col primo ha spesso la mancanza di idee. Non parlo di finali come "La casa del sonno". Quella è una conclusione vera e propria, perchè introduce ad un'altra storia, risolvendo tutti i punti. Io parlo di quel finale in cui ripensi a tutti i dubbi e gli interrogativi e ti ritrovi a bocca asciutta, perchè nessuno è stato in grado dar loro una conclusione, nè ti ha dato gli strumenti per farlo da solo.


Brucia la città è stata una cocente delusione. E presenta non una, ma ben due delle caratteristiche sopra riportate!
Un libro inconcludente dalla prima alll'ultima pagina. Non volevo crederci all'inizio, tutto accadde un pomeriggio mentre ascoltavo Radio Popolare alla fermata del bus, pensando ai miei progetti futuri. Avevo in mente di trasferirmi a Torino. L'avrei fatto ad ogni costo, visto il mio amore per la città. Proprio quel giorno, ascoltando, mi iimbatto in una recensione letteraria: si parla del nuovo libro di Giuseppe Culicchia, una storia ambientata a Torino, in cui la città ha a suo modo il ruolo di protagonista. Nonostante i pareri contrastanti, decisi che dovevo averlo a tutti i costi. E già l'inesistenza di un'edizione economica avrebbe dovuto farmi cambiare idea. Ma così non fu.
Un libro che, ogni tre capitoli ti propina lo stesso incipit, ogni dettaglio ripetuto paro paro ogni volta che ritorna, una storia assurda senza il minimo sviluppo, popolata da personaggi stereotipati, vuoti e passivi. Più di tutti il protagonista, a cui non si capisce se tante sfortune capitino perchè non fa nulla per cambiare le cose, o perchè sia proprio uno sfigato cronico.
Il libro finisce, a mio parere per mancanza di personaggi, tutti morti di overdose, tranne una, di cui sentiamo parlare durante tutta la storia ma che di fatto non abbiamo mai visto.
Ovvio che l'autore abbia raccontato tutto con ironia, altrimenti non si spiegherebbero quei dettagli ridondanti ripetuti ogni due per tre, nè tantomeno i nomi affibibiati a personaggi come Deturpi, Mintasco, Allegra, Gaia e Serenella... o l'idea di affidare una campagna dal tema "la droga ci fa schifo" a tre indiviui perennemente strafatti di bamba. Descrive tutto il marcio del jet set utilizzando la sua lingua, quindi lo schifo e il fastidio sono assolutamete voluti.
Tuttavia è stata una lettura noiosa, arrancante e depressiva. Davvero Torino è solo questo?
Genio o incapace, a seconda di come vogliamo vederlo. Secondo me, profondamente ferito.

1 commento:

  1. E' davvero un peccato quando un libro o un film che pensi ti appassionerà molto,alla fine si rivela una cocente delusione :(

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