mercoledì 19 settembre 2012

Il lunedì dei corti animati

Ci sono eventi che attendiamo con impazienza tutto l'anno, come l'ultimo giorno di scuola, Natale, Pasqua, il proprio compleanno, l'uscita dell'iPone 5...
Io, oltre a quelli sopracitati (si, vorrei un iPhone 5 ma non prima che sia passato di moda perchè confido nella longevità del mio Samsung...), attendo con immensa impazienza il lunedì dei corti animati al parco, organizzato dal MFF. E se posso cerco sempre di non mancare. Inizio il conto alla rovescia da metà agosto e due o tre settimane prima che questo giorno giunga inizio a chiamare e scrivere a tutti i miei amici per avvertirli e radunare un bel gruppetto. Molto spesso LaQ è al mio fianco in questa missione. Che di solito finisce con pacchi a raffica accompagnati dalle scuse più assurde.
Quest'anno stranamente non è successo nulla di tutto ciò. A parte un'amica che si è ammalata giusta in tempo (è ridicola, non ho altro da dire), è da sabato che ricevo messaggio da parte del mondo intero per sapere se ci sarò, ora, luogo e dettagli di questo genere. Ad un certo punto sono anche stata colta da un filo d'ansia... ma quanti saremo? Tantissimi!
Così, armati di coperte, sacchi a pelo e tanta voglia di birra (se non avessi avuto cinque miseri euro ne portafoglio avrei fatto scorta, mannaggiavvoi) ci siamo diretti al parco Sempione.
Io sono arrivata in ritardo causa difficoltà nel trovare parcheggio. Arrivo e mi trovo davanti un documentario sulla musica sarda. Bello, interessante, appassionante. Dopo i primi due minuti di disorientamento generale, mi sono ricordata che la maratona inizia sempre con qualcosa che c'entra poco o nulla. Infatti poco dopo il documentario termina lasciando spazio alla maratona.
Ed è l'inizio della fine. Stavolta per davvero.
Memore di tre anni di corti, sono un po' impaziente.
Riderò tantissimo... E invece no!
Mi divertirò e prenderò qualche spunto... E invece no!
Mi commuoverò... E invece no!
E invece no, no e no!

Non ho mai visto un'accozzaglia di roba così varia e incomprensibile. Nel senso, i corti dal vero del MFF sono SEMPRE un'accozzaglia di noia e incomprensione, ma per fortuna queste virtù le risparmiano all'animazione. Quest'anno al contrario devono essersi sbattuti parecchio e aver fatto quell'errore che molto spesso si commette nel campo del cinema d'essay e dell'arte in generale: pensare che l'incomprensibile sia meritevole di lodi. Non si capisce una sega? Capolavoro assoluto! NO, NOOOO!!!

(Ora, per non farvi fare la mia stessa fine, colorerò i corti belli di verde. Quelli brutti di rosso: Quelli così così in arancione. Tipo semaforo, così che possiate scegliere. In caso di noia, saltate pure all'ultimo pezzo di colore neutro. )

Partiamo con ordine dal primo cortometraggio che tecnicamente doveva rappresentare l'elaborazione degli affetti tramite gli occhi di un bambino. Io che c'era un bambino non me n'ero nemmeno accorta... Ho visto delle facce disegnate anche bene, per carità. Ma che c'era un bambino io non l'avevo capito. Tremendamente lento è il commento più spontaneo che mi esce. Noioso quello più cattivo. Non ricordo praticamente nulla e non è un buon segno.

Migliorano le cose già al secondo. Non più veloce ma quantomeno scorrevole e comprensibile. Qui si parla del rapporto uomo - natura, i conflitti nella foresta, il dramma di una ragazza che, per salvare un amico è costretta a uccidere un orso. Carino, grafica interessante, delicato, si lascia guardare.

Non ricordo quale fosse il terzo, ah si. La storia d'amore di un'orsetta e un esquimese. Tenero, carino. Terribilmente triste. Lei ricorda come si sono incontrati, ripercorre i momenti insieme per concludere il tutto con "Non voglio sposarti". Depressione, sconforto, tristezza.

Passiamo al bimbo luccicante. Carino! Grafica interessante e storia tenra. Sempre malinconica ma col lieto fine: due bambini diversi, lui luccica, lei ha gli occhiali e va sempre in giro con una torcia, vengono spesso pesi in giro da tre bulletti ma il loro incontro porterà ranci sorprese. Diciamola così dai. La preferivo meno patetica ma ci si accontenta.

Avanti il prossimo: qui si parla di un bimbo che vive in campagna dalla nonna. Ne conseguono le fobie del cas. bella grafica, carina anche la storia, apprezzabile (non poco inquietante) la testolina del pollo che affoga nel brodo - prima che la pietanza esploda... -. I miei occhi di "addetta ai lavori" , diciamo così, mi han fatto apprezzare anche la tecnica. La mia amica profana pensava fossero orrendi. In effetti il suo parere conta un po' di più.

Va bene, ma quando si ride?

Ora! Eeeeeh! Corto, cortissimissimo film che parte con un bambino tutto solo - e te pareva - seduto su una panchina accanto a cui si siede un vecchio signore che, vedendolo triste, decide di raccontargli la storia sua e del suo amico. Non sono in grado di raccontarvelo come meriterebbe, quindi ve lo linko direttamente qui e se volete, dateci un occhio. E' così breve e carino che ne vale la pena.

Poi è la volta di un cortometraggio che parte dalla storia di un africano che, trovato un preservativo sulla sabbia, prende e attraversa il mare a nuoto alla ricerca di una vita migliore. La storia si sposta ad un matrimonio. Mentre lo sposo è in ritardo, la futura moglie assai vacca fa intendere al prete che, se avrà un po' di pazienza magari otterrà qualcosa. Il marito arriva, paga una suora coi cinquecento e uri coi quali aveva pipato poco prima e il matrimonio comincia. Nel frattempo il nero continua a nuotare. Ci spostiamo al banchetto assai cafone dove il novello sposo, causa lo sgonfiamento della testa, si assenta per incipriarsi il naso. Ma pippa troppo e la testa gli scoppia. L'africano sta ancora nuotando. Nel frattempo la sposa, sola e abbandonata, regala al prete ciò che gli aveva promesso in precedenza. Non ricordo in quale ordine ma tutto ciò è alternato a scene in cui vediamo degli operai intenti a riparare l'impianto di condizionamento della villa dove avviene il banchetto. L'africano finalmente giunge a terra proprio nei pressi della villa. Vi entra e non gli par vero di vedere ciò che vede: cibo, cibo, cibo, abiti eleganti (dello sposo senza testa) e una biondina da paura in pose inequivocabili. Il prete si sta facendo la doccia. L'africano coglie al volo le molteplici occasioni, prende il preservativo che aveva trovato all'inizio del film e inizia a darsi da fare col vaccone che, spaventata, comincia a gridare. Proprio in quel momento, gli operai riescono a riparare l'impianto di condizionamento che esplode e fa sgonfiare tutto ciò che si trova nella villa, riducendo il tutto alle dimensioni di un preservativo e rispedendo il povero africano da dove era arrivato. Dite quel che volete, a me è parso una figata. E aveva anche una morale d'un certo rispetto. Per nulla incoraggiante ma almeno si capiva!

Ok, detto questo, la maratona ci regala l'ultimo soffio di buonumore con From dad to son, geniale, divertente e realizzato con una tecnica deliziosa.

Bene. Salutiamo il divertimento e accogliamo una volta per tutte la noia.

Sorvolando i tre - quattro minuti di esperimenti su un pollo a cui viene anche infilato un elettrodo nel didietro, accogliamo questo meraviglioso cartoon che tratta le vicende di Bill dopo la sua operazione al cervello. La memoria confusa, i giorni che sembrano tutti uguali, la lenta ripresa e... la morte? Boh... ad un tratto i disegni vengono alternati a fotografie - interessante la tecnica, per carità - e Bill pare riprendere la memoria di un tempo. Peccato che l'accozzaglia di immagini e la voice over non permettano d capire molto. Non ci dirà mai quale sia la fine che fa Bill, non in termini crudi almeno. La vocina continua a a mantenersi sul poetico mentre le immagini si fondono, volendo dimostrare quanto sia corata e concreta la percezione del protagonista. Che poi inizia a spararla un po' alta diventando quasi bionico... ma allora è morto? Boh... il film continua. La voice over pure e intanto gli spettatori cominciano a porsi delle domande: ma allora è morto? Ma noooo, è passato oltre, ora ha una mente superiore. Quindi è morto! Ma noooo... si va beh, ma quanto dura? Non si sa. La voce continua a raccontare. E' una bellissima giornata e Bill riesce a vedere ciò che nessun altro vede. Ma allora fa uso di stupefacenti... ma noooo è solo... solo... si va beh ma quando finisce? Non lo so, ricordo che a un certo punto ho scollegato il cervello e ho cominciato a guardarmi intorno. Quando ho sentito un generale sospiro di sollievo allora ho intuito che finalmente era finito. Grazie, davvero!

Dopo questo meraviglioso cortometraggio il mio cervello è caduto definitivamente in letargo. Ho provato a sforzarmi di seguire gli altri ma francamente non ce l'ho fatta. Ho ricordi confusi:

Ricordo che un uomo sbatteva un tappeto davanti a un palazzo. Il suo movimento creava un ritmo che andava ad intrecciarsi coi suoni del palazzo, gente che usciva, un bambino che piangeva... solo che da qualcosa di simile non ti aspetti che duri più di due minuti. Otto sono eccessivi,perdipiù se il ritmo viene interrotto e s'inizia a entrare davvero in una storia che... boh... 

Poi è la volta di un cortometraggio cinese. Non me la sento di giudicare una cultura così lontana e diversa dalla nostra ma che era cinese lo scoprivi solo con l'arrivo dei titoli di testa. Prima, per dirla con gli occhi della mia amica (quella con cui sto lavorando al corto, quindi non tanto profana) era solo un'accozzaglia di disegni brutti sonorizzati male. La maggior parte, ho aggiunto io, rotoscopati, cioè ricalcati da foto. E chiunque potrebbe farlo. Bello, davvero!

Poi un bel corto tutto verde, realizzato su pellicola con semplici linee che avrebbero voluto raccontare una storia. Se l'avessi capita la scriverei qui. Peccato. 


A seguire una nuova accozzaglia di linee, colori, personaggi soli e depressi, polli. Polli in quantità. 
Credo che la morale di quest'anno fosse:

Se sei triste e sconsolato trova un pollo, facci amicizia ma non esagerare troppo. Oppure un cagnolino... 

Perché in uno dei corti c'era anche un cagnolino. Molto tenero peraltro.
Vorrei andare avanti a raccontare altro ma, oltre a temere per la mia stessa incolumità,rischio di incappare in vuoti di memoria abissali. Il mio cervello mi ha salutata e ho cominciato a sonnecchiare durante un corto che forse parlava di un matrimonio... realizzato in plastilina mi hanno detto... ho seguito l'introduzione ma giuro che quando la storia ha preso piede, ripensando alle immagini viste poco prima ho dovuto concludere che non ricordavo nulla. Nero, buio, vuoto totale. 

Peraltro, rileggendo la pagina dell'evento con l'elenco completo dei corti mi sono resa conto che ne manca uno, lasciato indietro anche da me. Quello era davvero carino ma purtroppo non posso mostrarvelo nè linkare alcunché ma in breve raccontava la storia di un cane, in una famiglia benestante, assente e anche un po' pacchiana. Il cane che IO vorrei avere, un po' troppo surreale in effetti, ma che attende l'arrivo del capofamiglia per poter leggere il giornale, si rintana sotto il tavolo non per reclamare cibo ma leggere le notizie e, se non avessero chiuso la porta della cucina, cercherebbe anche un posto più tranquillo e appartato. Peccato che i suoi padroni non colgano quanto sia geniale ma, trovandolo solo un cane fastidioso e rumoroso, lo sbattano in cortile (dove potrebbe tranquillamente leggere se non avesse iniziato a piovere) e si domandino che farsene di lui quando arriverà il momento di andare in vacanza...

Ora, apprezzo tantissimo il fatto che in alcuni di questi film gli autori siano stati così bravi da coniugare risate e riflessione. C'è sempre una morale ma con qualche limite. Infatti per la maggior parte questi film sono incomprensibili, troppo astratti anche solo per formulare qualche ipotesi. 
Sono sempre stata contraria a relegare l'animazione al solo pubblico infantile ma allo stesso modo m'innervosisco davanti alla convinzione che maggiore è il grado di incomprensibilità, maggiore è il valore dell'opera. Non è vero, non sempre almeno. E' lecito essere criptici, parlare di sé senza che un pubblico necessariamente possa capire quel che dici, si tratta di libertà d'espressione. Ma quando ti rivolgi ad altri, in qualche modo vuoi che la tua opera gli arrivi. Altrimenti non lo faresti. Non è solo colpa degli artisti se ciò accade però. Spesso è proprio il pubblico (anzi, quasi sempre) a infliggersi volontariamente certe punizioni. perché se vai al cinema e ti diverti non è sano. Se invece vai a vedere un mattone polacco senza dialoghi, con lunghe panoramiche su campi arati e campi controcampi fitti di sguardi intensi, esci dal cinema sentendoti una persona migliore. Magari non hai capito un'emerita sega ma non lo ammetterai mai! Perché se lo ammetti potresti sentirti dare dell'insensibile o dell'ottuso, quando magari la persona che sforna questi giudizi ha capito meno di te. Ma dirlo non sta bene.

Sono delusa. Per fortuna la serata non è stata un disastro totale ma questo solo grazie alle persone che erano con me e al panino con cui mi sono consolata a maratona finita - grazie MFF, farai schifo nella scelta dei film ma come cucina spacchi assai - . Ciò non mete assolutamente in dubbio la mia partecipazione alla maratona dell'anno prossimo, sperando che più in basso di così sia difficile quanto impossibile. Anche perché, come dico da quattro anni, spero di vedere proiettato un lavoro dei miei. Che se si rivelasse peggio dei precedenti, sarebbe davvero la fine... 

4 commenti:

  1. Sarà che per il primo anno ci sono stata anche io, per questo ha fatto così schifo! T_T
    Però devo ammetterlo: io ero contenta comunque di essere lì con voi :)

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  2. No dai! Si, voi siete stati la cosa più bella di tutta la serata! Ero contenta di vederti!

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  3. ciao queen, quest'anno ho sentito parecchia gente dire che il milano film festival non era un granché. io mi sono limitato alla retrospettiva su woody... e vabè, così non vale, dirai tu :)

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    1. No che non vale! Ma se non avessi avuto da fare ci sarei andata anch'io :D

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